
I vincitori dell’Helen E. Dewel Award per il miglior articolo scientifico di ricerca clinica, assegnato a San Diego in occasione del congresso internazionale dell’American Association of Orthodontists. Da sinistra Alberto Caprioglio, Simona Ferrari, Rolf Behrents (direttore del Journal of Orthodontics & Dentofacial Orthopedics), Marco Rosa e Patrizia Lucchi
Il posizionamento dei canini superiori al posto degli incisivi laterali mancanti e dei primi premolari al posto dei canini non determina rischi a lungo termine: né di danno parodontale, né a carico dell’articolazione temporo-mandibolare. È la conclusione di uno studio che è stato ritenuto il migliore articolo scientifico di ricerca clinica in ortodonzia del 2016: pubblicato sul Journal of Orthodontics & Dentofacial Orthopedics, ha ricevuto qualche mese fa il prestigioso premio Dewel durante il congresso internazionale dell’American Association of Orthodontists che si è svolto a San Diego, in California, ed è la conferma del valore della scuola italiana. Il primo autore è infatti Marco Rosa, professore all’Università dell’Insubria, che ha coordinato un team composto da Simona Ferrari e Alberto Caprioglio, del medesimo ateneo lombardo, da Patrizia Lucchi dell’Università di Cagliari e da Bjørn Zachrisson, noto ortodontista dell’Università di Oslo.
I pazienti con agenesia congenita degli incisivi laterali mascellari richiedono spesso un complesso trattamento interdisciplinare. Gli autori hanno dimostrato che lo spostamento dei denti adiacenti nello spazio vuoto dei denti mancanti è un’ottima alternativa all’approccio implanto-protesico, e permette di soddisfare le esigenze estetiche individuali, i requisiti funzionali e la salute parodontale, non solo alla fine del trattamento ma soprattutto in termini di stabilità e salute nel lungo periodo.
Quando si decide di chiudere lo spazio agenetico, l’estrusione del canino e l’intrusione del premolare possono rimodellare i margini gengivali così da ottenere un profilo dentoparodontale ottimale: il margine gengivale del nuovo canino (il primo premolare intruso) sarà allo stesso livello dell’incisivo centrale, mentre il nuovo incisivo laterale (il canino estruso) sarà circa un paio di millimetri più basso.
In questo scenario articolato, Marco Rosa è impegnato da anni con il suo team e ha ottenuto risultati clinici ottimali. Con questo lavoro si è proposto di condurre una verifica scientifica della stabilità sia in termini estetici che funzionali e di salute parodontale, lungo un periodo di dieci anni. Si tratta di uno studio di tipo retrospettivo, su due gruppi di pazienti trattati consecutivamente dallo stesso ortodontista. Il gruppo di studio era di 26 pazienti con agenesia dei laterali superiori (45 siti agenetici) e trattati con “chiusura degli spazi”, mentre il gruppo di controllo era formato da 32 pazienti ortodontici senza denti mancanti e trattati, senza estrazioni, con modalità sovrapponibili al gruppo di studio. Le condizioni di salute parodontale dei primi premolari intrusi e dei canini estrusi sono state confrontate sia con il resto della cavità orale, che con il parodonto integro e non manipolato del gruppo di controllo. È stata infine effettuata un’analoga valutazione comparativa dello stato funzionale occlusale, oltre che per la presenza di eventuali disturbi dell’articolazione temporo-mandibolare. Nel gruppo agenesia, i ricercatori hanno registrato la profondità di sondaggio (PD) e l’indice di sanguinamento (BoP) in sei siti per ciascuno dei 657 denti (3.942 siti in totale); nel gruppo di controllo, hanno rilevato i dati per il confronto su primi molari mascellari, premolari, canini e incisivi laterali: in tutto 264 denti per 1.584 siti parodontali. In entrambi i gruppi sono state valutate inoltre la mobilità e la presenza di recessione gengivale. I sintomi di disturbi temporo-mandibolari sono stati raccolti in entrambi i gruppi attraverso questionari e una valutazione clinica.
L’analisi statistica dei risultati ha dimostrato che non c’è stata alcuna differenza significativa tra i due gruppi per quanto riguarda i dati del sondaggio parodontale, mobilità e presenza di recessioni a livello dei canini e premolari. È curioso sottolineare che l’indice di sanguinolento (BoP) è stato rilevato essere significativamente maggiore nel gruppo di controllo. La funzione occluso-articolare e la salute delle articolazioni temporo-mandibolari erano sovrapponibili nei due gruppi.
L’importanza e la significatività clinica della ricerca sono di rilievo, «soprattutto – ci ha detto Marco Rosa – in considerazione dell’opinione diffusa e mai dimostrata fino ad oggi che, in caso di agenesia degli incisivi laterali superiori, la soluzione implantare rappresenti la scelta ovvia e migliore. Questo lavoro conferma, dopo i lavori di Nordquist e McNeill del 1975 e di Robertsson e Mohlin del 2000. la predicibilità in termini di salute parodontale e articolare a lungo termine del trattamento ortodontico di sostituzione dei canini con i premolari e dei laterali assenti con i canini. Inoltre, per la prima volta, è stato dimostrato che l’intrusione del primo premolare non determina alcun rischio parodontale, né può essere considerato una limitazione della funzionalità occluso-articolare».
Il gruppo del professor Rosa, in conclusione, sottolinea che nei casi di agenesia dei laterali superiori la chiusura degli spazi associata a intrusione del primo premolare ed estrusione del canino, rappresenta la soluzione ottimale e deve essere considerata la scelta migliore soprattutto nel caso di pazienti giovani o con una linea del sorriso alta. Inoltre ad oggi rappresenta l’unica modalità di trattamento supportata da evidenza scientifica.
Renato Torlaschi
Giornalista Italian Dental Journal