Questo case report tratta dell’agenesia di un incisivo laterale superiore, da risolvere con l’inserimento di un impianto a carico immediato. Bisogna premettere che le agenesie degli incisivi laterali superiori rappresentano una grossa sfida per l’implantologo e per il protesista, visto che si tratta di un settore ad alta richiesta estetica e perché lo spazio disponibile per l’inserimento di un impianto è spesso molto esiguo.
Caso clinico
La nostra paziente è una ragazza di 22 anni, trattata ortodonticamente presso uno studio privato, che si rivolge a noi per sostituire un ponte Maryland che maschera l’agenesia di un incisivo laterale superiore di sinistra. Da un esame obiettivo iniziale, crediamo che ci siano le condizioni per costruire una corona che rispetti i rapporti dento-dentali con gli elementi contigui.
La radiografia endorale iniziale e l’esame Cone Beam mostrano che vi è una buona disponibilità ossea verticale, ma una disponibilità di osso in senso mesio-distale estremamente ridotta che permette soltanto l’inserimento di un impianto di piccolo diametro. Per questo motivo decidiamo di utilizzare l’impianto Exacone Leone da 2,9 mm di diametro.
Dopo aver praticato l’anestesia plessica, eseguiamo un lembo rettangolare a spessore totale che non interessa le papille. Dopo aver scollato i tessuti, creiamo il primo invito nella corticale con una fresa a lancia che lasciamo in sede per eseguire una radiografia di controllo affinché possa darci indicazioni sul parallelismo e sull’equidistanza dagli elementi vicini.
Seguendo l’invito che avevamo creato in precedenza, utilizziamo la fresa pilota da 2,2 mm fino ad una profondità di circa 16 mm per un posizionamento sotto crestale di 2 mm, mentre portiamo la fresa da 2,8 mm a una profondità di 6,5 mm. A questo punto inseriamo un impianto Leone 2,9 x 14 mm (fig. 1).
Nonostante avessimo sottopreparato il sito, notiamo che l’impianto va a dimora esprimendo un elevato torque d’inserimento, ma senza bloccarsi, grazie al design conico del tratto apicale. Utilizziamo il cricchetto manuale per completare l’avvitamento dell’impianto e lo portiamo a circa due millimetri sotto cresta rispetto alla parete vestibolare.
Prepariamo un provvisorio con un moncone temporaneo in PEEK curando il profilo d’emergenza, i punti di contatto e creando un solco che simulasse la linea amelo-cementizia dove adagiare la gengiva libera.
Per dare uno spessore maggiore ai tessuti vestibolari, decidiamo di fare una sorta di roll flap, dopo aver disepitelizzato e inserito il provvisorio che avevamo precedentemente cementato extra-oralmente al moncone temporaneo. Una sutura a materassaio verticale completa la fase chirurgica facendoci apprezzare il buon adattamento dei tessuti al provvisorio (fig. 2). La radiografia endorale di controllo ci conferma il corretto inserimento dell’impianto che non avremmo sicuramente ottenuto con un impianto di diametro maggiore (fig. 3).
Dopo 7 mesi di guarigione si prende un’impronta a livello implantare e si realizza una corona in zirconia su un moncone cilindrico standard.
Il controllo clinico e radiografico a tre e otto mesi dalla consegna della corona definitiva mostra tessuti perimplantari sani e stabili (figg. 4 e 5). Nel frattempo è stato necessario sostituire anche il 21 con un impianto.
L’utilizzo di un impianto con un diametro di soltanto 2,9 mm ha permesso il rispetto di una corretta distanza dente-impianto-dente necessaria per la formazione di papille interprossimali con un’altezza ottimale e quindi per l’ottenimento di un buon risultato estetico.

Nazario Russo
professore a contratto presso l'Università di Cagliari