Appare ovvio come, per la riuscita in chiave funzionale ed estetica di un lavoro protesico, vadano presi in considerazione numerosi aspetti che esulano dalla mera componente dentale, come lo stato e il fenotipo dei tessuti gengivali, i rapporti con le strutture periorali e, non ultime, le componenti psicologiche ed emotive del paziente. Il tutto deve essere oggetto di un attento studio da parte del clinico, che dovrà poi essere in grado di comunicare nella maniera più puntale possibile i dati emersi dalla sua analisi al tecnico al fine di produrre dei manufatti protesici adeguati.
Diagnosi e piano di trattamento
La paziente, 38 anni, si presenta al nostro studio con un’evidente infiltrazione a carico di un ponte in metallo-resina eseguito circa 20 anni prima per compensare un’agenesia congenita degli incisivi laterali superiori (figg. 1, 2 e 3). Risultano mancanti anche gli elementi 26, 36,37 e 47 (fig. 2). L’elemento 46 presenta un’ampia lesione apicale da frattura verticale.
La paziente non presenta alcuna patologia sistemica e non è fumatrice. Il piano terapeutico proposto consisterà quindi nell’inserimento di 5 impianti e nella sostituzione del ponte superiore infiltrato previa chirurgia mucogengivale.
Al termine della terapia ciò che vorremo ottenere è una riabilitazione protesica che abbia ripristinato completamente la funzionalità masticatoria e che risponda alle esigenze estetiche della paziente.
Sequenze terapeutiche
Dopo la pianificazione del caso e la realizzazione di una dima chirurgica su modelli in gesso preliminari, procediamo con un primo intervento che consisterà nell’inserimento dei 5 impianti (Sweden & Martina Premium Ø3.80 e Ø4.25). Si passerà quindi alla rimozione del ponte in zona anteriore (fig. 4) e sua sostituzione, previa limatura di rettifica dei monconi, con un provvisorio in resina. Gli elementi pilastro saranno tutti sottoposti a ritrattamento endodontico. A questo punto verrà eseguito un intervento di chirurgia parodontale che prevede un allungamento di corona clinica atto a ripristinare una corretta morfologia dentale e a minimizzare l’inestetismo del gummy smile (fig. 5).
A tre mesi dal primo intervento verrà eseguita una nuova revisione delle preparazioni dei monconi, sempre con tecnica Bopt, alo scopo di ottimizzare l’architettura gengivale e le parabole cervicali degli elementi.
Trascorsi ulteriori tre mesi procederemo con l’esecuzione delle fasi di impronta ottica e realizzazione di modelli stereolitografici (fig. 6). Contemporaneamente, a integrazione del consueto set fotografico, verranno prese anche delle foto polarizzate (fig. 7) atte a trasferire al laboratorio odontotecnico più dati possibili utili alla fase di stratificazione della ceramica. Le strutture in zirconia così realizzate saranno dapprima provate utilizzando resine autopolimerizzanti (Luxabite)e polivinilsilossani (Hydrorise Light) e infine restituite al laboratorio per la ceramizzazione (fig. 8).
I manufatti protesici saranno infine cementati, in zona anteriore, e avvitati, per la componente implantare posteriore (figg. 9, 10 e 11). Segue controllo radiografico a un anno e stato dei tessuti (figg. 12 e 13).
Conclusioni
Dalla nostra esperienza clinica appare quindi chiaro come, per la risoluzione di casi ad alta valenza estetica, sia sempre più importante, da parte del clinico, saper valutare una riabilitazione protesica nella sua interezza, raccogliendo importanti dati dal dialogo e dall’analisi del paziente per poi poterli riportare correttamente al laboratorio odontotecnico. La riabilitazione che ne deriverà dovrà infatti risultare, oltre che funzionalmente corretta, anche armonica con le strutture periorali e adeguata alle esigenze emerse dal dialogo con il paziente.
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Autori
Andrea Bastieri, Libero professionista a Matera
Serena Gaudiano, Libera professionista a Matera
Si ringrazia per la preziosa collaborazione il laboratorio odontotecnico Fix Dental Lab di Giuseppe Pagano

Andrea Bastieri
Libero professionista in Matera