Correva l’anno 1988, come si può vedere dalle fotografie digitalizzate partendo dalle famose Dia dell’epoca montate su Carousel.La paziente B. C. di anni 14, al tempo della riabilitazione, voleva risolvere la mancanza dei laterali superiori.
La scelta, nel caso specifico, non era la riduzione degli spazi ma il riempimento protesico. Solo per curiosità storica, in quegli anni gli impianti, che mai si sarebbero comunque potuti impiegare per la mancanza di maturità scheletrica, non erano comparsi se non all’orizzonte, vedi Garbaccio, Tramonte, Pierazzini, Muratori, per citarne solo alcuni, che per altro erano aspramente criticati sia dai colleghi che da gran parte della comunità scientifica. Dovettero passare infatti molti anni prima che la tecnica venisse accettata come lo è attualmente.
Le tecniche adesive erano agli albori, così i tanti Maryland Bridge spesso si decementavano anche per la scarsa collaborazione dei pazienti adolescenti.
Ricordiamo che a un corso ci presentarono un kit che prevedeva il fissaggio di micro barrette da inserire negli spazi interprossimali con viti para-pulpari grazie a un micromotore speciale in grado di inserirsi nello spazio tra centrale e canino. Una procedura affascinante ma molto complessa dal punto di vista protesico, e anche operatore dipendente. Ci diede però lo spunto per inventarci una tecnica esattamente al contrario, ovvero invece che creare sporgenze protesiche interprossimali, abbiamo creato slot a inserimento incisale nello spessore dello smalto (figg. 1 e 2) per poi realizzare un semplice manufatto protesico che avesse una ritenzione sia meccanica che chimica (figg. 4, 5, 6).
Ai tempi fu un successo, senza più distacchi, e per questo abbiamo riesumato questo caso ritrovato, quale curiosità storica, e perché no come alternativa alle soluzioni più note in casi particolarmente selezionati.
Qualche cenno sulle agenesie
Rappresentano un problema emergente in odontoiatria, nella società odierna ancor più che in passato. Questo tipo di alterazione genetica coinvolge in modo importante l’aspetto estetico, funzionale e psicologico del paziente.
L’agenesia più frequente è riferita ai terzi molari, seguita dai secondi premolari superiori e dagli incisivi laterali superiori, come nel nostro caso in esame, con una percentuale totale che varia tra l’1% e il 3%.
Molte sono le teorie sull’eziopatogenesi, per la verità alcune controverse, che spaziano dalla teoria dei campi di crescita (Butler), a modelli di compensazione (Sofaer), a cause ambientali, ad alterazione del genoma MSX1, PAX9, AXIN2, spesso associate ad altre alterazioni dentali.
Come è facilmente intuibile, il problema psicologico in età adolescenziale è risolvere temporaneamente il problema estetico/funzionale per donare serenità e libertà di sorridere al giovane paziente.

Aldo Crespi
Libero professionista a Corsico (Milano)