L’ultimo congresso nazionale dell’Accademia italiana di endodonzia (Aie), tenutosi a Bologna in febbraio, è stato l’occasione per diversi professionisti di presentare la propria candidatura alla qualifica di socio attivo.
La nostra commissione accettazione soci composta dal dottor Federico Tognetti, dalla dottoressa Federica Fonzar, dal dottor Carlo Piana e dal dottor Emanuele Ambu ha valutato idonei il dottor Giammarco Baruzzi e il dottor Roberto Del Giudice come soci giovani affiliati e i dottori Emanuele Bergantin, la dottoressa Raffaella Castagnola, il professor Simone Grandini a la dottoressa Cristina Valente come soci attivi.
Abbiamo voluto conoscere meglio uno di loro, Emanuele Bergantin di Biella, che svolge l’attività di libera professione presso alcuni studi del Piemonte.
L’attuale regolamento Aie prevede, per la candidatura come socio attivo, di presentare dieci casi clinici endodontici. Nelle photogallery, due dei dieci casi clinici sottomessi dal dottor Bergantin alla società scientifica.
Emanuele, perché e quando hai scelto di diventare socio attivo Aie?
Diventare socio attivo Aie rappresenta un obiettivo maturato nel corso degli anni di svolgimento della professione, man mano che sentivo di padroneggiare sempre di più la materia.
Acquisire capacità tecniche e competenze mi ha dato soddisfazione, ma a un certo punto ho avvertito la necessità di fare un salto di qualità e di impostare il mio lavoro in modo più rigoroso.
Documentare regolarmente i casi che seguivo, mi ha obbligato ad essere ancora più attento e preciso, mi ha messo di fronte ai miei errori, mi ha insegnato un metodo e soprattutto costanza.
Come hai conosciuto Aie?
Ho sentito parlare di Aie per la prima volta nel 2016, grazie al dottor Giovanni Marzari che mi ha saputo incuriosire, parlandomi di una società scientifica giovane e in crescita, con al proprio interno figure di importanza nazionale e internazionale.
L’anno successivo partecipai al congresso nazionale a Firenze e rimasi piacevolmente sorpreso dal forte spirito di aggregazione che si respirava.
Cosa significa per te Aie?
Aie rappresenta prima di tutto un approccio al lavoro, fatto di impegno, apprendimento continuo e ricerca della qualità. Inoltre esprime per me l’ambizione a raggiungere un obiettivo non semplice e il risultato di tre anni di sacrificio, ma anche di passione per la nostra professione.
Raccontaci la tua esperienza nel preparare i casi clinici
La preparazione dei casi ha richiesto circa tre anni e ha rappresentato per me un’esperienza formativa molto stimolante. La necessità di svolgere il lavoro con la massima precisione e accuratezza mi ha messo davanti ai miei limiti, ma mi ha anche permesso di superarli.
Inoltre, mentre prima cercare di documentare e preparare un caso rappresentava l’eccezione, dopo è diventata la mia routine lavorativa e ho potuto convalidare il mio metodo.
Quali difficoltà hai incontrato?
Dal momento in cui ho deciso di intraprendere questo percorso, una delle difficoltà principali che ho riscontrato riguarda una variabile poco controllabile, ovvero il paziente.
È fondamentale scegliere il giusto caso, dal momento che si tratta di un percorso lungo e impegnativo, sia per l’operatore che per il paziente stesso che dovrà essere collaborante e preparato a sottoporsi a lunghe sedute.
Un altro ostacolo che ho dovuto affrontare è rappresentato inoltre dalla mia condizione esclusiva di collaboratore, che talvolta limita la libertà di selezionare e seguire casi potenzialmente da documentare.
CASO 1
Necrosi pulpare con parodontite apicale asintomatica di 3.5
CASO 2
Parodontite apicale asintomatica di 2.5

Emanuele Bergantin
Tutor al Master di odontoiatria conservativa estetica dell'Università di Bologna (Direttore: Prof. Lorenzo Breschi) Libero professionista a Biella