Il concetto di mininvasività nei trattamenti implanto-protesici delle arcate edentule assume sempre maggiore importanza per permettere trattamenti rapidi e prevedibili in poche sedute.
La paziente utilizzava all’arcata inferiore una overdenture su due radici residue. Si è programmata una protesi a carico immediato all-on-five. Con frese autoguidanti tra le corticali a torque ridotto e tecnica flapless si sono eseguiti cinque fori per impianti AT (Centro di Odontoiatria Operativa) platform-switching della lunghezza di 14 mm. È stata applicata idrossilapatite acida fluorurata per ottenere sulla superficie degli impianti la precipitazione di microcristalli di idrossilapatite e microirregolarità nanometriche con superficie biomimetica e bioinduttivà e osteointegrazione rapida. È stata poi applicata idrossilapatite AT a rapido indurimento (Centro di Odontoiatria Operativa) per aumentare la stabilità primaria e liberare con la acidità residua protofibrille collagene e ottenere la sincristallizzazione dei microcristalli di idrossilapatite della superficie con quelli del tessuto osseo.
Inseriti i cinque impianti si sono immediatamente parallelizzati e cementati gli abutment nei fori degli impianti. L’applicazione di un impianto a livello della sinfisi consente di distribuire meglio i carichi occlusali indiretti degli elementi in estensione e l’uso di abutment cementati permette di annullare il microspazio tra abutment e impianto.
La protesi provvisoria era stata preparata nella forma di un sottile guscio che è stato ribasato con rinforzi metallici sulle corone telescopiche. Estratte le radici si è avvitata la protesi.
Nella Opt dopo sei mesi è stata controllata la stabilizzazione del margine osseo perimplantare. È stata eseguita un’impronta tradizionale in siliconico, che ha inglobato le corone telescopiche transfer. Il laboratorio ha eseguito in un unico passaggio la protesi definitiva in zirconio monolitico Cad-Cam lasciando uno spazio di circa un millimetro lateralmente alle telescopiche. Questo spazio è stato riempito con cemento duale in posizione di massima intercuspidazione per evitare ogni stress laterale sugli impianti. La protesi è stata avvitata e sono stati chiusi i fori di accesso con composito. Al controllo radiografico dopo un anno e mezzo si rileva la sostanziale stabilità del margine osseo perimplantare.
Il caso clinico illustrato si caratterizza per le molteplici applicazioni del concetto di mininvasività: 1) mininvasività temporale, ottenendo con l’idrossilapatite acida e micrometrica l’osteointegrazione rapida, l’aumento della stabilità primaria e la riduzione del rimodellamento osseo perimplantare, che consente di eseguire dopo carico immediato la protesi definitiva in due sedute; 2) mininvasività chirurgica, utilizzando impianti di diametro ridotto e frese autoguidanti che permettono la tecnica flapless anche con creste strette; 3) mininvasività radiologica, utilizzando Opt per ridurre il numero di millisievert somministrati al paziente; 4) mininvasività economica, utilizzando protesi definitive in zirconio monolitico con tecnica Cad-Cam.

Stefano Aracci
Medico chirurgo, specialista in odontoiatria e protesi dentaria, primario del Centro di Odontoiatria del Policlinico San Marco di Venezia