Una donna di 45 anni in buono stato di salute generale si presenta per un’ampia lesione a carico della premaxilla. La paziente non lamenta alcuna sintomatologia dolorosa ma una instabilità della protesi al momento della masticazione. La paziente è edentula da alcuni anni, all’esame obiettivo si osserva un’ottima tenuta alla trazione della protesi superiore ed è presente solo una estroflessione dei tessuti molli a carico del secondo quadrante al di sopra della flangia protesica (fig. 1). Alla rimozione della protesi si evidenzia un’ampia area di tessuto molle in corrispondenza della regione premaxillare, l’aspetto della lesione è uniforme, i bordi regolari, il colorito lievemente rossastro, la consistenza elastica e l’asse maggiore di circa 5 cm disposto su un piano orizzontale (fig. 2).
La base d’impianto è sessile e a partenza dalla mucosa vestibolare. La palpazione dei linfonodi del collo è negativa. La lesione non presenta segni clinici di malignità, inoltre non sembra avere natura vascolare. Il colorito roseo molto simile a quello della mucosa circostante, la consistenza elastica della lesione e la non fuoriuscita di liquido dopo agoaspirazione permettono di escludere la possibilità che all’interno sia presente una neformazione vascolare. Il trattamento è la rimozione chirurgica della lesione e la ribasatura della protesi. Per l’asportazione della neoformazione è indicato l’utilizzo di sistemi coloranti che evidenzino i margini dell’incisione (fig. 3). L’incisione primaria deve interessare solo la mucosa, e deve essere ultimata per tutto il perimetro della lesione (fig. 4). Mettendo in trazione la lesione è poi possibile distanziare i margini di incisione ed effettuare incisioni profonde che permettano il distacco del tessuto da analizzare.
È stato necessario ricorrere all’utilizzo di sistemi di cauterizzazione per migliorare la visibilità del campo operatorio (figg. 5 e 6). La sutura ha previsto l’ancoraggio del margine superiore del lembo direttamente al periostio per mezzo di fili 4/0 riassorbibili. L’area esposta guarirà per seconda intenzione. La paziente si dimette con copertura antibiotica e applicazioni di gel a base di clorexidina. La diagnosi definitiva fornita dall’anatomopatologo è di epulide fibrosa. Il dato clinico è stato confermato. La lesione è di origine traumatica.

Alberto Pispero
Specialista in Chirurgia orale - Università di Milano, Unità operativa di patologia e chirurgia orale