La malattia parodontale è una malattia infettiva-infiammatoria a carico dei tessuti di supporto dentale, sostenuta da batteri AC gram-negativi (1, 2). L’eziologia, ossia l’analisi delle cause che hanno portato alla malattia, evidenzia il ruolo fondamentale dei batteri nell’insorgenza della parodontite e perimplantite. L’identificazione di questi microrganismi ha permesso la loro classificazione in famiglie o complessi organizzati mediante applicazione dei criteri di Socransky (fig. 1).
Il viraggio tra stato di patologia e stato di salute parodontale, sotto l’aspetto microbiologico, è dato nella maggior parte dei casi da una riduzione della popolazione batterica del complesso rosso all’interno dell’ecosistema (3). La decontaminazione meccanica e l’uso di presidi convenzionali non sono sempre sufficienti a eliminare i batteri presenti nel biofilm.
Caso clinico
Obiettivo di questo studio è valutare il cambiamento del biofilm batterico a seguito di un trattamento parodontale non chirurgico, supportato da terapia fotodinamica.
Nel caso clinico si presenta all’osservazione un paziente di 40 anni, fumatore, con scarso mantenimento igienico domiciliare (fig. 2). All’esame obiettivo si riscontrano numerosi siti con profondità di sondaggio superiore a 4 mm, sanguinamento al sondaggio, edema, depositi di tartaro sovra e subgengivali, in posizione 46-47 ci sono due impianti con presenza di essudato e sanguinamento e in posizione 16 e 44 restauri con margini incongrui. È stato eseguito così uno status radiografico completo con radiografia endorale periapicale effettuata con la tecnica dei raggi paralleli (fig. 3) e la compilazione della cartella clinica parodontale.
Al fine di poter valutare quali batteri del complesso rosso fossero coinvolti e monitorarne la variazione a seguito della terapia causale, è stato eseguito un test microbiologico BPA (Bacterial Periodontal Assessment) con metodica Real Time PCR, che fornisce un risultato qualitativo e quantitativo dei principali agenti patogeni responsabili di parodontite e perimplantite. Il test prevede l’inserimento di coni di carta sterili in cinque siti, mantenuti per 1 minuto, secondo le indicazioni della casa (Biomolecular Diagnostic). I siti presi in esame sono stati registrati (fig. 4).
Il paziente è stato trattato inizialmente con terapia fotodinamica per ridurre l’infiammazione apicale allo scopo di rinforzare l’attacco epiteliale, che in questi casi risulta più lasso. A questo punto dopo 20 giorni si evidenzia già una riduzione dell’infiammazione e si procede pertanto alla terapia parodontale non chirurgica associata a terapia fotodinamica.
La terapia fotodinamica è stata eseguita utilizzando un laser a diodi con alimentazione a batteria, con una lunghezza d’onda di 660 nm e una potenza di 75mW/cm2 (Laser TheraLite Helbo, bredent medical) e con una sonda di diametro di 0,06 cm. È stato utilizzato un fotosensibilizzante liquido, contenente blu di metilene (cloruro di fenotiazina), permettendo al liquido di colorare tutti i batteri lasciandolo rimanere nel sito per 60 secondi. Le superfici di ogni singolo elemento sono state così esposte al laser a diodi per un minuto a elemento.
Il paziente è stato rivalutato dopo circa due mesi ed è stato eseguito il test microbiologico di verifica e i campioni sono stati presi dagli stessi siti di prelievo iniziale (fig. 5). Sono stati ripetuti i sondaggi parodontali e gli indici di sanguinamento.
Analizzando i risultati, si evidenzia una marcata riduzione delle profondità di sondaggio come pure l’indice di sanguinamento. Come si può vedere dall’analisi microbiologica di confronto (fig. 4), quasi tutti i ceppi del complesso rosso sono stati eliminati. Se pur in riduzione, i ceppi del porphyromonas gingivalis manifestano una certa resistenza attribuibile probabilmente ai siti con sanguinamento in fase di rivalutazione (47D, 34M e 16M).
Concludendo, i risultati di questo studio dimostrano che la terapia fotodinamica in aggiunta al debridement offre un valido approccio nella terapia causale della parodontite e perimplantite, con riduzione della profondità di sondaggio, nonché riduzione della carica batterica subgengivale patogena.
Bibliografia
1. Zambon JJ. Periodontal diseases: microbial factors. Ann Periodontol. 1996 Nov;1(1):879-925.
2. López NJ. Occurrence of Actinobacillus actinomycetemcomitans, Porphyromonas gingivalis, and Prevotella intermedia in progressive adult periodontitis. J Periodontol. 2000 Jun;71(6):948-54.
3. Socransky SS, Haffajee AD, Cugini MA, Smith C, Kent RL Jr. Microbial complexes in subgingival plaque. J Clin Periodontol. 1998 Feb;25(2):134-44.

Davis Cettolin
Igienista dentale, libero professionista a Mareno di Piave (Treviso)