
Marco Ardigò, specialista in anestesiologia e rianimazione
Lo studio dentistico ha da sempre suscitato ansia, fobie e diffidenze a causa della pluralità di condizioni sensoriali da cui il paziente viene investito; spesso esse possono portare a sperimentare varie forme di disagio, dagli odori sgradevoli a sibili fastidiosi e non confortanti, a disagi posturali per obbligo di posizione, a sgradevoli sensazioni legate alla stimolazione del cavo oro-faringeo, salivazioni fastidiose, conati di vomito, percezioni non propriamente gradevoli di trazione su elementi dentari o ossei. Ancora più importanti, tuttavia, sono le vere e proprie esperienze dolorose connesse primariamente alla patologia di base, ma anche conseguenti alle manovre terapeutiche durante le quali non sempre è possibile produrre una condizione di anestesia perfetta.
Tutto questo riporta il paziente a sperimentare varie forme di disagio e paure, spesso irrazionali e persistenti, nosograficamente definite “odontofobia”, una condizione patologica riconosciuta e certificata dall’Oms che stima un coinvolgimento della popolazione mondiale intorno al 15-20%.
Il paziente va considerato non soltanto come caso clinico nel suo dettaglio tecnico ma come persona nella sua interezza, imponendo quindi un’adeguata risposta a tutti i livelli di bisogno. Anche l’aspettativa psico-fisica, etica e deontologica dei pazienti ha guadagnato nuova consapevolezza e chiede quindi un più impegnativo livello di risposta, passando dalla stretta necessità operativa alla visione più completa e complessa del processo di trattamento all’uomo nella sua integralità. In questo contesto, il vissuto di un’esperienza dolorosa rischia di influenzare la relazione tra dentista e paziente, con ricadute negative sulla fiducia e la fidelizzazione al professionista. Spesso, anzi, l’odontoiatra si trova di fronte a soggetti che già hanno vissuto in precedenza esperienze negative; queste vanno riaffrontate con proposte e soluzioni forti, chiare, innovative.
Risulta pertanto importante ottimizzare le procedure di controllo del maggior numero di agenti stressanti, fisici e induttivamente psicologici. Quando lo stato emotivo del paziente pregiudica il buon esito del trattamento, o quando la terapia si prevede invasiva, complessa per il tipo di paziente, lo studio dentistico deve valutare l’opportunità di soluzioni specifiche.
Le possibilità di controllo di tutti questi disagi, fisici e induttivamente psico-emotivi, sono enormemente ampliate e perfezionate dall’intervento di una figura professionale congiunta a quella dell’odontoiatra: il medico-anestesista; congiuntamente all’operatore odontoiatrico e con propri specifici ruoli, mezzi e competenze, l’anestesista previene, elimina, sopprime ogni condizione psico-emotiva e fisica sgradevole attraverso la somministrazione di specifici farmaci opportunamente associati e dosati.
La collaborazione professionale tra odontoiatra e anestesista presso gli studi dentistici si va sempre più diffondendo nella realtà clinica quotidiana a causa della maggior consapevolezza dei pazienti, ma grazie soprattutto alla disponibilità di metodiche efficaci, sicure, gradevoli, prevedibili, che soltanto 10-12 anni fa non erano conosciute. Anche le maggiori potenzialità di certe procedure implantologiche e correlate chiedono un’assistenza al paziente più specificamente orientata al suo benessere totale.
Il trattamento che il medico-anestesista effettua in studio odontoiatrico spazia su di un ampio ventaglio di possibilità; tecniche più idonee vengono scelte in base alle condizioni operative, alla sensibilità psicologica del singolo paziente, alla sua sensibilità al dolore, alla tollerabilità posizionale, alla sensibilità al riflesso del vomito, al grado di ansia percepito, al tipo di intervento a cui deve essere sottoposto. Le tecniche disponibili vanno dalla semplice ansiolisi alle sedazioni profonde, a seconda del contesto clinico. In tal modo si può affrontare ogni tipologia di paziente: ansioso, fobico, adulto, bambino, disabile, oligofrenico, autistico.
I trattamenti del medico-anestesista si realizzano attraverso la somministrazione endovenosa di farmaci ad effetto sedativo, ipnotico, amnesico e analgesico dalla cui opportuna associazione è possibile assicurare le diverse azioni che di volta in volta si rendessero necessarie: rimozione dell’ansia e delle fobie, eliminazione del riflesso del vomito, realizzazione della condizione di amnesia (incapacità di rievocare eventi connessi alla procedura odontoiatrica pur vissuti con consapevolezza cosciente), analgesia (eliminazione delle varie componenti di dolore o fastidio intraoperativi), sonnolenza anche profonda, fino alla soppressione della coscienza, che assicura una condizione di benessere e abbandono sufficienti ad alleggerire il tempo soggettivo di durata della procedura.
Al termine delle cure odontoiatriche, il paziente riprende in pochi minuti le normali condizioni di benessere, autonomia fisica, lucidità cognitiva. È in grado quindi di riprendere una normale quotidianità in condizioni di benessere fisico e di rilassatezza psico-emotiva altrimenti irrealizzabili.
Marco Ardigò
Specialista in anestesiologia e rianimazione, vanta un’esperienza trentennale in ambito ospedaliero. Già primario del Servizio di anestesia e terapia intensiva presso la Casa di cura “S.Anna” di Brescia, docente presso la Scuola di specializzazione in anestesiologia e rianimazione dell’Università di Brescia, dal 1995 opera anche come libero professionista presso diverse strutture, con prevalente attività in ambito odontostomatologico.
www.ardigoanestesia.it

Alessandra Bianchi, specializzata in psicologia clinica e ricerca di marketing qualitativa
I RISVOLTI PSICOLOGICI: L’ANESTESIA FAVORISCE UNA VERA ALLEANZA TERAPEUTICA
Il panorama odontoiatrico oggi appare estremamente competitivo, costellato da una serie di realtà – studi tradizionali, grandi centri, catene low cost – che offrono un’ampia gamma di opportunità e influenzano le dinamiche di scelta e fidelizzazione dei pazienti.
Prezzi e tecnologie rappresentano il principale terreno di confronto tra le diverse identità odontoiatriche: la sfida alla convenienza e la corsa alle tecniche più accattivanti e innovative conducono al livellamento dell’offerta rendendo tutti più o meno equivalenti, per cui il rapporto umano diventa l’elemento distintivo che conquista i pazienti e ne determina le decisioni.
Oltre alla competenza professionale, ad impattare sulle valutazioni gioca un ruolo determinante l’empatia, la capacità di mettersi nei panni dell’altro e comprenderne le ansie e le paure, spesso remote, inconsce e primordiali.
Il cavo orale è il principale canale di accesso all’interno del corpo e riveste una serie di significati simbolici che ne fanno uno dei più delicati punti di fragilità dell’individuo. La stessa prima dentizione si configura come una tra le esperienze più fastidiose che il bambino sperimenta, per cui non sorprende che anche tracce inconsce di quella sofferenza concorrano a comporre il quadro delle espressioni odontofobiche, tanto diffuse e trasversali a tutti gli stadi evolutivi.
Rassicurare non basta: è necessario proporre soluzioni efficaci in grado di annullare concretamente il dolore e allentare le tensioni e per questo le tecniche di sedazione sono le migliori alleate del lavoro alla poltrona. Con il supporto di uno specialista in anestesia e rianimazione si può stabilire una vera alleanza terapeutica e raggiungere quel livello di serenità che permette la collaborazione completa tra dentista e paziente. Al “risveglio” rimane la soddisfazione per il risultato, senza residuati di azioni percepite come invasive e traumatiche, insieme alla gratitudine per aver accolto e risolto un problema. A beneficio della relazione e della fidelizzazione allo studio.