I batteri sono sempre più spesso oggetto di ricerca per il loro ruolo nelle patologie orali: ora uno studio svolto negli Usa (1) afferma che l’alcol può modificare la composizione della flora orale, concorrendo alla genesi di alcune patologie attraverso la riduzione di specie utili come i lattobacilli.
L’indagine si è svolta su più di mille soggetti, classificati in astemi, bevitori moderati e forti (rispettivamente 25.9, 58.8 e 15.3% del campione), dei quali sono state rilevate anche le caratteristiche dello stile di vita, tenendo conto anche dell’eventuale tabagismo. Complessivamente sono state analizzate più di 11.000 sequenze di materiale genetico batterico. Purtroppo la maggior parte dei bevitori consumava più di un tipo di alcolico e non è quindi stato possibile distinguere gli effetti delle varie bevande (vino, birra e liquori). I risultati hanno rivelato che nei bevitori aumenta la biodiversità della flora, un dato sul quale può influire anche il grado di igiene orale (parametro non rilevato dai ricercatori) mentre diminuiscono i lattobacilli, di cui è noto l’effetto benefico a livello orale che si esplicherebbe attraverso una competizione con le specie patogene. Alla riduzione dei lattobacilli nei bevitori si associa l’aumento di batteri noti per capacità patogena come Prevotella e Aggregatibacter, coinvolti nelle parodontopatie, e Neisseria che, pur non essendo un patogeno orale, è comunque una potenziale fonte di rischi. Essi, infatti, sono grandi metabolizzatori di alcol che trasformano in acetaldeide, considerata un potenziale cancerogeno; al contrario, alcuni ceppi di lattobacilli degradano l’acetaldeide in composti meno tossici.
L’alterazione della flora batterica, quindi, potrebbe concorrere all’oncogenesi collegata all’alcol. I ricercatori però evidenziano anche i punti deboli del loro protocollo: soggetti prevalentemente ultracinquantenni, studio osservazionale che non permette di stabilire l’esistenza di un nesso causale e la modalità di raccolta del materiale genetico attraverso il risciacquo orale che, verosimilmente, non raccoglie o sottorappresenta alcune popolazioni batteriche come quelle delle tasche gengivali (anche lo stato parodontale dei soggetti non era compreso nei parametri da rilevare).
A tutto questo bisogna aggiungere la complessa composizione delle bevande alcoliche. Il vino, per esempio, contiene una grande varietà di composti biologicamente attivi: dagli acidi organici dotati di attività antibatteriche (citrico, tartarico, acetico) ai polifenoli con dimostrate capacità antiossidanti e antimutagene, come la quercetina. Distinguere gli effetti nocivi dell’etanolo da quelli benefici degli altri ingredienti appare impresa quanto mai ardua e i risultati in vitro (come l’effetto protettivo del vino rosso contro il biofilm) non possono certo trasferirsi direttamente in vivo. Una rassegna della letteratura su questo argomento si trova in un articolo pubblicato pochi anni fa da tre italiani, che così concludono: «i composti fitochimici non sembrano influire sul rischio di tumori orali, essendo probabilmente presenti in dosi inferiori a quelle efficaci e/o essendo bassa la loro biodisponibilità».
Cosma Capobianco
Odontoiatra
1. Fan X, Peters BA, Jacobs EJ, Gapstur SM, Purdue MP, Freedman ND, Alekseyenko AV, Wu J, Yang L, Pei Z, Hayes RB, Ahn J. Drinking alcohol is associated with variation in the human oral microbiome in a large study of American adults. Microbiome. 2018 Apr 24;6(1):59.
2. Varoni EM, Lodi G, Iriti M. Ethanol versus phytochemicals in wine: oral cancer risk in a light drinking perspective. Int J Mol Sci. 2015 Jul 27;16(8):17029-47.