Il bruxismo colpisce tutte le età, compresi i bambini, con un trend che negli ultimi anni, complice il cambiamento negli stili di vita, ha visto aumentare la sua incidenza nella popolazione mondiale. A favorirne la diffusione sono infatti anche i ritmi di vita sempre più frenetici e alcuni comportamenti a rischio, quali il fumo (3, 4) o il consumo di alcolici; fra i giovani, inoltre, può manifestarsi come effetto secondario di alcune droghe sintetiche come l’ecstas-y (5).
Il bruxismo può manifestarsi con il serramento e digrignamento dei denti ma anche in una forma più subdola, il serramento mandibolare, che induce a mantenere i muscoli rigidi, in una posizione fissa, senza alcun contatto dentale (6); quest’ultima condizione, in particolare, è considerata dagli esperti uno dei fenomeni emergenti del nuovo millennio.
Una delle conseguenze più evidenti del bruxismo è l’eccessiva e anomala usura dei denti e la presenza di scheggiature o incrinature sia della dentatura naturale sia di lavori odontoiatrici, come corone, intarsi, faccette e otturazioni. Ma spesso compaiono anche difficoltà funzionali nei normali movimenti di apertura e chiusura della bocca, indolenzimento dei muscoli masticatori e delle articolazioni temporomandibolari. «Tra i principali segnali spia che possono far sospettare il bruxismo – spiega Fabio Carboncini, presidente Aiop – oltre a una dentatura danneggiata o consumata, vi sono il rumore notturno, presente nel 25% dei casi, la sensazione di tensione mandibolare al risveglio o di dolore localizzato alle arcate dentali e la ricorrenza di cefalee muscolo-tensive».
Ma qual è la causa del bruxismo? «In passato grande importanza è stata attribuita alla malocclusione dentale come causa di bruxismo. Oggi, invece, autorevoli ricerche scientifiche ne hanno ridimensionato la portata, spostando l’attenzione verso fattori psicologici e vari aspetti neurologici legati alla struttura del sonno – ci ha detto Carboncini –. In altre parole, il disturbo sarebbe regolato dal sistema nervoso centrale e non dagli stimoli periferici (1, 2). Si consideri, ad esempio, che tra i fattori predisponenti vi sono la tensione nervosa, le forme di stress e ansia e persino il senso di competizione nello sport. Per questo motivo a volte si ricorre agli psicofarmaci, che agiscono a livello centrale ma non sempre si rivelano efficaci nel trattare la patologia».
Oggi non disponiamo ancora di una cura che possa risolvere completamente il problema; diventa dunque fondamentale cercare di contrastarlo, limitandone l’insorgenza. «La raccomandazione principale, oltre a una corretta informazione ed educazione del paziente, è quella di cercare di mantenere la bocca in posizione fisiologica durante tutto l’arco della giornata, ovvero denti staccati e muscoli masticatori rilassati. I denti, infatti, dovrebbero toccarsi tra loro soltanto durante la masticazione dei cibi e, occasionalmente, durante la deglutizione» spiega Carboncini introducendo ai contenuti della sessione “Un futuro a denti stretti” del congresso Aiop.
«Nel bruxismo diurno – aggiunge Carboncini – l’approccio cognitivo-comportamentale è probabilmente la migliore opzione terapeutica disponibile: consente infatti di ottenere maggiori benefici nel lungo termine, favorendo la consapevolezza individuale del fenomeno e facendo comprendere al paziente la necessità di controllare la muscolatura masticatoria, mantenendola in posizione di riposo durante la giornata. Occorre poi agire sugli stili di vita: meno alcol, fumo e caffè, soprattutto la sera, ritmi più rilassati e una buona qualità del sonno sono tutti fattori che aiutano ad allentare la tensione sui muscoli masticatori e il loro sovraffaticamento. In caso di bruxismo severo, è indicato l’uso delle placche intraorali in resina acrilica, i cosiddetti bite, di norma utilizzati solo la notte, allo scopo di proteggere la dentatura, alleviare la pressione sulle articolazioni mandibolari e distendere le fibre muscolari contratte. Assolutamente controindicate sono invece le placche fai-da-te che, comprate in farmacia, possono addirittura accentuare il fenomeno».
Andrea Peren
Giornalista Italian Dental Journal
1. Lobbezoo F, Naeije M. Bruxism is mainly regulated centrally, not peripherally. J Oral Rehabil 2001;28:1085-1091.
2. Lobbezoo F, Ahlberg J, Manfredini D, Winocur E. Are bruxism and the bite causally related? J Oral Rehabil 2012;39:489-501.
3. Rintakoski K, Ahlberg J, Hublin C, Lobbezoo F, Rose RJ, Murtomaa H, Kaprio J. Tobacco use and reported bruxism in young adults: A nationwide Finnish twin cohort study. Nicotine Tob Res 2010a;12:679-683.
4. Rintakoski K, Ahlberg J, Hublin C, Broms U, Madden P, Könönen M, Koskenvuo M, Lobbezoo F, Kaprio J. Bruxism is associated with nicotine dependence: A nationwide Finnish twin cohort study. Nicotine Tob Res 2010b;12:1254-1260.
5. Winocur E, Gavish A, Voikovitch M, Emodi-Perlman A, Eli I. Drugs and bruxism: a critical review. J Orofac Pain 2003;17:99-111.
6. Lobbezoo F, Ahlberg J, Glaros AG, Kato T, Koyano K, Lavigne GJ, Leeuw R de, Manfredini D, Svensson P, Winocur E. Bruxism defined and graded: An international consensus. J Oral Rehabil 2013; 40:2-4.