La Cbct è ormai considerata l’apparecchiatura diagnostica di maggior utilizzo in ambito odontoiatrico quando è richiesto un approfondimento della qualità delle immagini e quando si reputa in coscienza che un maggior carico radiogeno sia accettabile ai fini di ottenere un livello di efficienza diagnostica e progettuale maggiore. È il principio Alada (as low as diagnostically accettable) indicato nelle linee guida internazionali. In ogni caso le apparecchiature di nuova generazione sono in grado di modulare i parametri di settaggio della macchina per regolare la dose radiogena emessa e lavorare in condizioni di ultra low dose senza ridurre la risoluzione delle immagini (Ludlow J, Koivisto J. 2015).
In ortodonzia l’utilizzo della Cbct è consigliato in casi specifici di diagnosi di elementi inclusi, cisti o traumi e naturalmente va evitata nei pazienti in corso di crescita, se non specificatamente necessario. Ci sono però casi in cui la Cbct è sicuramente un valore aggiunto in termini diagnostici: le gravi malocclusioni scheletriche, le palatoschisi, le microsomie emifacciali e le gravi degenerazioni condilari beneficiano di una fase diagnostica tridimensionale che meglio visiona il quadro nosologico. La visione 3D è poi associata ad analisi cefalometriche (Farronato 2019, Perrotti 2021) il cui scopo è quello di superare il concetto di valutazione bidimensionale della cefalometria tradizionale e fornire parametri di analisi più consoni alla visualizzazione 3D. Inoltre, la Cbct è uno strumento ormai indispensabile per i chirurghi maxillo-facciali per eseguire le progettazioni chirurgiche. Nei casi ortognatici la collaborazione fra ortodontista e chirurgo deve parlare oggi il linguaggio digitale, partendo proprio da un buon uso della Cbct.
Caso clinico
Il caso presentato esprime magistralmente come l’utilizzo coscienzioso della Cbct sia di grande aiuto sia nella fase diagnostica progettuale che nella verifica dei risultati. Il caso tratta di un adulto che intorno ai 44 anni riferisce ridotta mobilità dell’articolazione temporo-mandibolare di destra senza segnalare dolore. L’esame Rmn presentava segni di degenerazione ossea condilare e perciò è stata richiesta una Cbct (fig. 1). In quanto presente asimmetria facciale, la prescrizione della Cbct è stata dell’intero massiccio facciale. Si è utilizzata la Cbct ProMax 3D Max (Planmeca) perché in grado, con un campo di esposizione di 23×16 cm, di coprire l’intero massiccio e soprattutto di esporre correttamente le aree condilari.
Il quadro diagnostico presentava una patologia degenerativa ipertrofica probabilmente legata a una pregressa frattura condilare misconosciuta in giovane età. È stata eseguita un’analisi cefalometrica 3D utilizzando il modulo Romexis 6, i cui risultati esprimono l’asimmetria mandibolare (figg. 2 e 3).
Il paziente è stato inviato presso l’Università di Udine (direttore: Prof. Massimo Robiony) dove si è progettato e poi eseguito un intervento di sostituzione dell’articolazione temporo-madibolare con protesi alloplastica custom made associata a intervento di osteotomia Le Fort 1 a livello mascellare e osteotomie mandibolari. Una preparazione ortodontica pre-chirurgica è stata eseguita nei 16 mesi precedenti all’intervento.
Dopo l’intervento è stata eseguita una nuova Cbct con la medesima prescrizione e sono stati ricercati gli outcome scheletrici mediante nuova analisi cefalometrica e tecnica di superimposition (fig. 4). L’intervento, per quanto sicuramente invasivo, è stata la migliore soluzione possibile per il paziente, che ha recuperato la funzionalità e corretto l’asimmetria scheletrica, restituendogli l’armonia morfo-funzionale che richiedeva (fig. 5).

Giovanna Perrotti
Libera professionista a Como; Specialista in ortognatodonzia