La chirurgia protesicamente guidata si sta diffondendo sempre più velocemente nella pratica clinica quotidiana grazie ai suoi evidenti vantaggi in termini di risultati estetici, carico ottimale degli impianti rispetto all’occlusione, stabilità dei tessuti e non da ultimo alla semplificazione della procedura chirurgica, che comporta una minore morbilità. A questo va aggiunto che un corretto posizionamento implantare consente alla protesi di essere disegnata in modo naturale e di avere i fori di uscita nelle posizioni ottimali, per un manufatto protesico avvitato che rispetti anche le esigenze estetiche dei nostri pazienti. Tutti questi fattori contribuiscono enormemente alla stabilità e al successo a lungo termine degli impianti.
Caso clinico
Si presenta alla nostra attenzione una paziente di 53 anni, classificata Asa 1, odontofobica, che richiede di riabilitare funzione ed estetica del mascellare superiore (fig. 1).
Dopo l’esame obiettivo e l’analisi della cone beam già in possesso della paziente ed effettuata circa otto mesi prima (fig. 2), dopo la valutazione parodontale con conseguente sondaggio dei denti in arcata e dopo aver analizzato ogni altra soluzione, ho optato per una riabilitazione fissa tipo Toronto, in accordo con lei.
Il piano di trattamento ha quindi previsto l’estrazione di tutti gli elementi dell’arcata superiore, il riempimento degli alveoli post-estrattivi e dei crateri ossei, conseguenti alle infezioni parodontali, con particolato osseo eterologo di origine suina (Purgo The Graft), seguendo le linee guida della socket preservation.
Passato un periodo di attesa di quattro mesi con una protesi mobile provvisoria, è stata effettuata una nuova cone beam durante la quale la paziente ha provato un masticone con base cera radiopaca che ci ha permesso di avere i riferimenti per la progettazione di una mascherina per la chirurgia guidata (R2 Gate, fig. 3).
L’intervento è stato effettuato in sedazione cosciente con la presenza di un anestesista, ha avuto la durata di circa 45 minuti a cui vanno poi aggiunti 20 minuti che ci hanno permesso di effettuare tutte quelle procedure protesiche che ci porteranno a consegnare dopo 5 ore la protesi Toronto provvisoria.
Sono stati inseriti 5 impianti Megagen Anyridge, tutti con una stabilità primaria superiore a 35N (fig. 4). Come da protocollo sono stati utilizzati dei Multi Unit Autment per portare al di fuori dell’osso la connessione e parallelizzare il più possibile l’asse implantare.
L’utilizzo dei Multi Unit Abutment ci permette, inoltre, di non andare a disturbare, con le procedure protesiche successive all’osteointegrazione, quella particolare zona costituita da tessuto connettivo privo di cellule infiammatorie che si viene a formare intorno al collo implantare e che ha la funzione di proteggere l’osso sottostante dagli insulti sia meccanici che microbiologici.
Passati ulteriori quattro mesi di guarigione, a osteointegrazione avvenuta, è stato riutilizzato lo stesso modello servito per confezionare la protesi Toronto provvisoria con gli analoghi Mua in posizione, prendendo semplicemente il nuovo indice gengivale.
Sono state effettuate due prove intermedie prima della consegna del manufatto protesico finale, ovvero la prova della passività della nuova struttura in titanio e una prova estetica-fonetica-funzionale con i denti montati su base cera.
Al controllo radiografico e clinico a due anni dal carico definitivo si può notare un’ottima stabilità ossea perimplantare e una altrettanto ottima integrazione tissutale della protesi Toronto (figg. 5 e 6).
Conclusioni
La chirurgia guidata si è rivelata, in questo caso particolare, un’ottima soluzione per velocizzare le procedure chirurgiche e per inserire con estrema precisione gli impianti secondo un progetto protesico prestabilito.

Giuseppe Fiamminghi
Libero professionista a Parma - Socio fondatore e presidente di Trending Italian Dentistry