È stata da poco pubblicata la revisione Cochrane sull’efficacia di collutori a base di clorexidina, in aggiunta alle procedure meccaniche di igiene orale domiciliare (spazzolamento con o senza il filo interdentale), per il controllo dei quadri di gengivite e della formazione di placca, cercando anche di identificare se l’effetto della clorexidina potesse essere influenzato dalla sua concentrazione (0,2% versus 0,12%) e descrivendone eventuali effetti avversi.
Ad oggi, la clorexidina è ritenuta da un’ampia parte della letteratura scientifica l’antisettico gold standard per la cavità orale. Quale agente antibatterico, essa è stata infatti nel tempo proposta e studiata come adiuvante per favorire il controllo domiciliare della placca (biofilm batterico), con lo scopo ultimo di ridurre i quadri di gengivite placca-correlata.
I risultati della revisione Cochrane cercano risposta proprio relativamente alla sua efficacia nel controllo della gengivite. Essi mostrano come, dopo un ciclo di almeno quattro settimane, i collutori a base di clorexidina siano effettivamente in grado di ridurre l’indice di infiammazione gengivale, valutato tramite Gingival Index, rispetto al placebo o al non uso di collutori, in quei pazienti con quadri lievi di gengivite. La qualità dell’evidenza risultava elevata, basata su dieci studi clinici randomizzati e controllati per un totale di 805 partecipanti.
Gli autori, però, sottolineano come tale riduzione, pur statisticamente significativa, possa non essere clinicamente rilevante (si riporta un miglioramento di Gingival Index dello 0.21, su una scala da 0 a 3). I dati risultavano, poi, insufficienti per determinare se vi fosse una riduzione simile in presenza di quadri di gengivite moderata o severa.
Come agente anti-placca, la clorexidina si conferma efficace in aggiunta alle normali attività di igiene orale domiciliare, in linea con la letteratura precedente. La revisione riporta studi di elevata qualità (12 per un totale di 950 partecipanti) a suo sostegno. Cicli di quattro-sei settimane fino a sei mesi portavano a un’importante riduzione nella formazione della placca, con indici di placca, pur misurati attraverso diversi metodi, ridotti nel gruppo trattato con l’antibatterico.
Non vi è evidenza tale da supportare una concentrazione di clorexidina piuttosto che un’altra: a quattro-sei settimane, non veniva riscontrata alcuna differenza tra gli studi che utilizzavano clorexidina 0,2% rispetto quelli che impiegavano la concentrazione allo 0,1%/0,12%. Non si raggiungeva, invece, un numero sufficiente di studi per stimare l’eventuale differenza tra le concentrazioni dopo l’utilizzo a sei mesi.
Oltre all’efficacia, è importante riportare gli effetti avversi associabili all’uso, in modo da permettere al clinico e al paziente una decisione pienamente informata sul suo impiego. Sciacqui con collutori a base di clorexidina possono, infatti, associarsi a un certo numero di effetti avversi, dei quali il più comune sono le pigmentazioni estrinseche dei tessuti dentali e delle mucose orali.
Premesso che in molti degli studi inclusi nella revisione gli effetti avversi non sono stati riportati adeguatamente o non sono stati riportati del tutto, i dati confermano come l’uso della clorexidina per più di quattro settimane causi soprattutto pigmentazione dentale. Un aumento dei depositi di tartaro è probabile con l’utilizzo prolungato (trattamenti della durata di sei mesi). Altri effetti avversi comprendono bruciore orale (soprattutto della lingua), disturbi del gusto e alterazioni della mucosa orale, quali irritazione, lieve desquamazione ed erosioni/ulcere orali.
In conclusione, l’impiego di collutori a base di clorexidina è raccomandabile in particolari condizioni cliniche valutate attentamente dal medico e, possibilmente, per un periodo di tempo breve (quattro-sei settimane), senza dimenticare che gli effetti collaterali associati, sebbene transitori, possono rappresentare un deterrente non marginale per la corretta compliance del paziente.
Elena Varoni
Ricercatrice post-doc
Università di Milano