Un paziente di sesso maschile si è presentato all’età di 55 anni alla nostra osservazione per un’edentulia in zona 14, con severo deficit osseo vestibolare.
Per evidenziare bene la grave perdita ossea abbiamo eseguito un taglio da GBR e scollato un lembo a tutto spessore. L’ottima altezza del processo mascellare ci ha permesso di eseguire un’osteotomia a circa 18 mm di profondità, seguendo la direzione dell’alveolo con frese utilizzate a basso numero di giri, senza irrigazione, per recuperare bone chips di osso autologo. Abbiamo inserito un impianto di 4,1 mm di diametro con una lunghezza di 14 mm ottenendo un’ottima stabilità primaria (fig. 1). L’impianto è stato posizionato circa 3 mm endocrestale per ridurre la porzione di impianto esposto a causa del profondo difetto osseo a livello della parete vestibolare. Abbiamo forato una membrana di collagene riassorbibile bistrato in modo da poter stabilizzare la membrana con l’aiuto di un tappo di guarigione standard di 7 mm di altezza (fig. 2). Il difetto osseo è stato riempito con un innesto composto da bone chips autologhi e granuli di sostituto osseo. Il lembo è stato chiuso con una sutura a punti staccati.
Dopo 6 mesi si è effettuata una radiografia endorale di controllo. L’esame clinico mostrava un’ottima salute dei tessuti perimplantari e la presenza di un’abbondante quantità di mucosa aderente intorno al tappo di guarigione (fig. 3). Si è quindi proceduto alla finalizzazione protesica con una corona in metallo-ceramica su un moncone in titanio adeguatamente fresato.
A distanza di 12 anni, nel mese di maggio 2016, abbiamo potuto realizzare sia un controllo clinico che radiografico: il risultato si è mantenuto nel tempo e i tessuti sono sempre in perfetto stato di salute (fig. 4). Il confronto tra le due radiografie, a 6 mesi dall’inserimento implantare e a 12 anni, evidenzia persino un aumento del volume osseo perimplantare nel tempo (fig. 5).
Conclusioni
Il successo della tecnica chirurgica utilizzata in questo caso (GBR con contestuale inserimento di un impianto in tecnica monofasica) è soprattutto merito dell’ottimo sigillo della connessione conometrica del tappo di guarigione del sistema implantare Leone, che fornisce una barriera ermetica contro le infiltrazioni batteriche e ci permette anche di posizionare l’impianto in posizione endocrestale. Un’opzione molto utile in caso di profondi difetti perimplantari, dato che riduce la porzione di impianto esposto, facilitando il lavoro di rigenerazione ossea.
Per il mantenimento del risultato e l’aumento del volume osseo perimplantare, negli anni è stata invece di primaria importanza la connessione conometrica autobloccante tra il moncone e l’impianto del sistema implantare Leone, la sua assoluta stabilità, il suo perfetto sigillo microbiologico e l’assenza di micro-movimenti. Caratteristiche che ci permettono di lasciare il moncone in situ, senza doverlo mai rimuovere, con indubbi benefici per la salute dei tessuti perimplantari, esattamente come se fosse un moncone di un dente naturale.

Leonardo Targetti
Libero professionista a Firenze