Per quanto l’amalgama sia un materiale “collaudato” accade che perda il sigillo, specie quando le condizioni sono sfavorevoli come in questo caso (figg. 1 e 2). Non entriamo volutamente sull’impiego dei materiali dentari.
In concreto l’estensione mesio-occluso-distale associata al carico masticatorio in posizione 4.7 rappresentano fattori di rischio non indifferenti; le ingiurie del tempo, specie quando si tratta di diversi anni, fanno il resto.
Così il paziente K. M. di anni 42 ci segnala durante un controllo un dolore capriccioso in quadrante quattro. Eseguendo una semplice radiografia endorale è visibile una certa radiotrasparenza apicale sia nelle mesiali sia nella radice distale (figg. 3 e 4 ). Il tutto è confermato dalla semeiotica clinica e anche dall’apertura camerale, in cui compare essudato organizzato nella radice distale (fig. 5).
Il paziente è particolarmente ansioso e agitato, in questi casi una dose di Valium gocce 5 mg (25 gocce) può essere particolarmente utile per l’induzione di uno stato di rilassamento e di rinforzo dell’anestesia, come sempre preceduta dall’anamnesi generale (fig. 10). La procedura rientra nella “sedazione lieve” di tipo ambulatoriale, quindi facilmente realizzabile nelle nostre strutture ove, anche se non obbligatorio, è consigliabile un monitoraggio con pulsi-ossimetro.
Comprendiamo che l’impiego di benzodiazepine è cosa nota, ma non viene utilizzata con il paziente endodontico se non di rado, mentre in alcuni casi come il nostro è risultata fondamentale. Infatti il paziente si impegnava a collaborare, ma lo stress creato dall’ansia era per lui impossibile da gestire. L’impiego farmacologico orale è stato provvidenziale, siamo infatti riusciti a portare a termine la terapia quando credevamo, visto l’esordio, che avremmo dovuto rinviare la seduta.
Queste condizioni di realtà clinica non sono poi così infrequenti, specie in terapie endodontiche che per loro caratteristiche tecniche sono fatte di tempi incomprimibili, nonostante l’impiego di strumenti rotanti. Nel caso in questione abbiamo avuto anche qualche piccola difficoltà nell’isolamento del campo, che abbiamo risolto con l’impiego di semplice diga liquida (figg. 6, 7 e 8).
Sono tutte procedure scontate per noi, ma il paziente, quando agitato, le avverte come un’aggressione non piacevole e tutto può complicarsi in una condizione già indaginosa di per sé. Ecco perché ribadiamo che l’uso di un farmaco può cambiare le sorti dell’intervento conservativo, questo naturalmente in pazienti affetti da grave stato di ansia.
Terminata l’alesatura canalare con abbondante irrigazione di ipoclorito, condensiamo con Thermafil e rivediamo il paziente al controllo per valutare l’assenza di sintomi.
A distanza di tre settimane ci riferisce la completa scomparsa dei sintomi, anche se al controllo radiologico (fig. 12) sono ancora visibili le radio-trasparenze apicali che, per presunzione di guarigione, controlleremo a distanza.

Aldo Crespi
Libero professionista