Ci sono differenze nella frequenza di fallimenti tra le corone in ceramica integrale posizionate nei settori anteriori e quelle posteriori: queste ultime sono a maggior rischio, come dimostra una recente revisione della letteratura, pubblicata sul Journal of Dentistry, che conferma una percezione diffusa tra gli odontoiatri. Ma la differenza è minima, nell’ordine del 3%, e questo probabilmente non aiuta a dare ai clinici indicazioni precise.
Le corone realizzate integralmente con materiali ceramici si sono imposte, nel restauro di denti anteriori, grazie loro qualità estetiche che le fanno preferire a quelle in metallo o in metallo-ceramica. C’è ancora un certo dibattito sull’opportunità di utilizzarle per la dentatura posteriore eppure, prima di questo lavoro condotto da ricercatori di istituti inglesi e olandesi, non era mai stato fatto un confronto diretto sulla longevità delle corone a ceramica integrale in base al loro posizionamento.
In realtà erano state condotte ben quattro revisioni sistematiche sulle differenze tra corone anteriori o posteriori in termini di sopravvivenza e frequenza di rotture, ma avevano preso in esame materiali di ogni tipo.
In questo caso, si è adottata una definizione ampia di fallimento, considerando come tali problemi di natura biologica o tecnica. L’applicazione dei criteri di selezione ha portato a includere nella metanalisi conclusiva i risultati di 14 studi, nove prospettici e cinque retrospettivi, pubblicati tra il 1994 e il 2013, con periodi di follow-up molto variabili, tra i 36 e i 223 mesi. Il campione complessivo è stato così di 1.112 corone anteriori, con 73 fallimenti (il 6,5%) e 1.821 corone posteriori, con 166 fallimenti (9,1%): come si vede la differenza percentuale è inferiore al 3%, ma lette in un altro modo le cifre indicano che le corone in ceramica integrale messe posteriormente hanno una probabilità del 50% in più di andare incontro a fallimento rispetto a quelle messe nei settori anteriori.
Qual è dunque il corretto punto di vista? «I risultati – scrivono gli autori – hanno il potenziale di influenzare il processo decisionale dei clinici, nel momento in cui prendono in considerazione questi tipi di restauro per i denti posteriori. È tuttavia necessaria molta cautela nell’interpretazione». Infatti, gli studi selezionati sono stati condotti su corone realizzate in ceramiche di diverso tipo e hanno descritto i risultati ottenuti in maniera disomogenea; inoltre, nel periodo considerato dalla revisione, i materiali si sono notevolmente evoluti: tutto questo rende difficile differenziare statisticamente in modo preciso la longevità delle diverse soluzioni. «Se il messaggio complessivo è di essere prudenti nel decidere di posizionare posteriormente corone di qualsiasi tipo di ceramica, le differenze rilevate sono relativamente piccole».
Giampiero Pilat
Giornalista Italian Dental Journal