
Luca Donato
L’avvento del digitale e le nuove competenze che richiede, sia nel workflow dello studio, sia nella comunicazione con il paziente, è risultato assai ostico per molti clinici che non riescono – e molto spesso non vogliono – perseguire una strada totalmente nuova.
Anche il mondo della formazione e dell’aggiornamento scientifico ha subito la trasformazione imposta dal digitale. Una trasformazione con molte ombre e poche luci, che sta minando la sostenibilità economica dell’intero sistema, basata sui corsi residenziali.
Innanzi tutto, sono molti gli escamotage per distribuire crediti. I corsi Fad da 50 crediti Ecm vengono dispensati come alternativa a una formazione seria e articolata, addirittura per un giorno solo di formazione.
Le nuove generazioni vivono sempre di più una realtà parallela sul web, fatta di chat e di blog dove vengono pubblicati casi e “ricette cliniche” ad opera di sedicenti guru, che poco hanno a che fare con la qualità di relatori stimati e con grande esperienza. Ci sono persino siti web di grande appeal che teorizzano una sorta di Bignami digitale per risolvere le problematiche quotidiane.
Filmati di 20 minuti non potranno mai sostituire un corso pratico in presenza. Eppure temo sarà questa la fine della formazione: debbo fare delle faccette, visiono uno o due video, anche di illustri relatori, e penso di aver ottenuto tutte le informazioni per operare.
Senza contare che nell’immediato futuro c’è il metaverso, quell’ipotetica interazione di Internet come unico mondo virtuale universale e immersivo, facilitato dall’uso di visori per la realtà virtuale. Nell’uso colloquiale, un metaverso è una rete di mondi virtuali 3D incentrati sulla connessione sociale. Così ho fatto un test con un caschetto per la realtà virtuale e mi sono calato in uno studio odontoiatrico virtuale. Per certi versi è stata un’esperienza creativa e assolutamente fantastica. Ero seduto in casa mia e avevo la possibilità di partecipare in maniera interattiva e dinamica a un corso di conservativa pratico.
Probabilmente il futuro della formazione sarà davvero quello di stare nel proprio studio con un visore VR in testa e ritrovarsi in un’aula multimediale virtuale. Tuto molto bello, necessario sotto molti aspetti, ma non unico. Semplicemente perché manca di tutte quelle interazioni che sono il pane quotidiano del bagaglio formativo, fatto di scambi sociali e opinioni dei colleghi. È nell’interazione umana che si esprime al massimo l’efficacia formativa. Si frequentano i corsi in presenza non solo per seguire il relatore, ma anche per scambiare opinioni con i colleghi, che forse è uno degli aspetti più importanti. Per questo la formazione in presenza è e rimane la tipologia di aggiornamento d’elezione.
Anche il ruolo di relatore va riscoperto. Fare il relatore non deve essere un nuovo mestiere per alzare la propria redditività, ma una missione che oggi più che mai è necessaria a sostenere e a guidare un mondo, quello dentale, coinvolto in un epocale cambiamento. E invece mi è capitato di ascoltare un relatore che, nello spiegare una nuova tecnica, insegnava ai partecipanti, tra cui molti giovani, di non guardare più il paziente durante gli interventi clinici ma solo lo schermo del “device” che stava utilizzando. Certo, il progresso è importante, credo però debba essere sempre riportato al fattore umano e clinico che l’odontoiatra deve esprimere verso il suo paziente.
Luca Donato
Fondatore del provider e20