Grazie alla sempre più consolidata predicibilità delle procedure adesive e il continuo progresso in ambito di ricerca scientifica, il restauro conservativo adesivo trova applicazione in una notevole variabilità di situazioni cliniche, come il completo recupero funzionale ed estetico di elementi dentali parzialmente compromessi.
Anche il dente sottoposto a trattamento endodontico viene oggi ricostruito con metodiche più conservative, paragonabili a quelle utilizzate in elementi dentari vitali, soprattutto in presenza di ampie aree di smalto residue.
Caso clinico
La paziente si presenta alla nostra osservazione riferendo sintomatologia algica in risposta a stimoli termici a livello dell’elemento 1.5; all’esame clinico e radiografico si evidenzia la presenza di infiltrazioni cariose a carico sia dell’elemento 1.5, sia dell’elemento 1.6; quest’ultimo già sottoposto a terapia endodontica.
Si esegue quindi la rimozione dei restauri e dei processi cariosi su entrambi gli elementi, previa applicazione della diga di gomma (fig. 1). Per quanto riguarda l’elemento 1.6 si è deciso di procedere con il ritrattamento endodontico canalare.
Data l’esigua quantità di tessuto dentale residuo, associata alla mancanza in entrambi i denti delle creste marginali e alla limitata presenza di dentina interassiale, si decide di pianificare la riabilitazione funzionale ed estetica con due restauri adesivi indiretti: endocrown e onlay. Altri fattori che ci guidano nella scelta del tipo di restauro, nel caso specifico dell’elemento 1.6, sono anche l’assenza del tetto camerale e lo spessore di tessuto residuo alle basi delle cuspidi, ridotto a meno di 2 mm.
La preparazione viene dettata dai principi di minima invasività e dalle capacità meccaniche del materiale scelto (disilicato di litio).Si procede quindi, in presenza di un campo adeguatamente isolato, alla mordenzatura con acido ortofosforico al 37%, all’applicazione di primer e bonding e al build-up, dove necessario, con composito nanoibrido. I margini cervicali di entrambi i denti risultato ben visibili e isolabili.
A questo punto si esegue la rifinitura dei margini smaltei e nel caso dell’elemento 1.6 si definisce una linea di finitura che garantisce la corretta ritenzione all’interno della camera pulpare (fig. 2). Rimossa la diga di gomma ci si accerta che i margini della cavità siano netti e accessibili e si procede quindi al rilevamento dell’impronta mediante IOS (Planmeca Emerald).
Il file .stl della scansione intraorale viene inviato al laboratorio, che procede alla progettazione Cad tramite software dedicato (PlanCad) (fig. 3). Entrambi i manufatti vengono fresati in disilicato di litio (E.Max, Ivoclar Vivadent) tramite fresatore (Planmeca Planmill 40S). Si procede alla colorazione, alla glasatura e infine alla cristallizzazione.
Terminata la fase di laboratorio viene eseguita la prova di fitting, verificando il corretto grado di precisione, sia marginale sia a livello dei punti di contatto interprossimali.
Si procede quindi con i processi adesivi: mordenzatura e adesione su entrambi gli elementi, mordenzatura del disilicato di litio con acido fluoridrico al 5% (IPS Ceramic, Ivoclar Vivadent), silanizzazione e applicazione dell’agente adesivo. Infine si esegue la cementazione mediante composito nano ibrido. Si rifiniscono i margini di cementazione (fig. 4) e, una volta rimossa la diga, si procede al controllo occlusale.
Autori:
Umberto Marchesi, Specialista in chirurgia odontostomatologica, Libero professionista a Pavia
Paolo Riva, Libero professionista ad Assago (Milano)

Umberto Marchesi
Libero professionista a Pavia