L’atrofia orizzontale della cresta alveolare è una delle condizioni con cui ci dobbiamo spesso confrontare e tra le tecniche di ripristino dello spessore osseo più utilizzate spicca la split-crest, che permette di non utilizzare biomateriali, eliminando il rischio di infezione da esposizione di membrana o innesto. Inoltre, con questa tecnica è possibile inserire impianti transmucosi evitando una seconda fase chirurgica per una migliore gestione dei tessuti molli con aumento della gengiva cheratinizzata. Il limite della tecnica è sempre stato, oltre ad uno spessore minimo necessario per lo split (4 mm), la sua applicazione in mandibola a causa dell’eccessivo spessore della corticale crestale che rende inefficaci gli strumenti tradizionali.
Abbiamo quindi apportato delle modifiche: utilizzando una strumentazione sonica otteniamo il taglio del lembo osseo con facilità e precisione anche in mandibola senza eseguire il lembo chirurgico muco-gengivale. Questo per garantire la migliore irrorazione sanguigna al lembo osseo distratto e spostare vestibolarmente la gengiva, ottenendo un’adeguata banda di tessuto cheratinizzato vestibolare all’impianto.
Descrizione del caso
Paziente donna in buono stato di salute, si presenta per la sostituzione del 3.6 estratto diversi anni prima.
All’esame clinico e radiografico si evidenziano una riduzione dello spessore della cresta alveolare con spostamento della linea muco-gengivale verso il centro della cresta, una normale altezza della cresta ossea e uno spessore ridotto di circa 6 mm.
La pianificazione chirurgica prevede l’espansione della cresta ossea per il contestuale inserimento di un impianto di largo diametro con corretto asse protesico.
Si eseguono una incisione muco-periostea in centro cresta, il taglio sagittale dell’osso per ca. 10 mm di profondità e i tagli ossei verticali, mesiale e distale, per delimitare il lembo osseo. Utilizzando la leva del kit di modulazione angolare ed espansori manuali a diametro crescente Widener (GEASS, Udine), si distrae gradualmente il lembo, fino ad ottenere l’ampiezza desiderata. Quindi si procede con la preparazione del sito implantare, alternando i passaggi delle frese a quello degli espansori. Al termine si inserisce un impianto way Roma (GEASS, Udine) di 5,5 mm di diametro con base protesica da 6,5 mm che garantisce un ottimo profilo di emergenza e che risulta ideale per questa tecnica, grazie alla macrogeometria conica con collo liscio transmucoso e il tipo di superficie (Synthegra) che favorisce la neoapposizione ossea.
Dopo tre mesi si è proceduto alla finalizzazione protesica. La paziente è stata riabilitata con successo e la tecnica si è dimostrata di facile esecuzione ed estremamente predicibile.

Pierluigi Pelagalli
Libero professionista