La paziente B. G. di anni 81 ci chiede il recupero dell’elemento fratturato (fig. 1). Analizzando il quadro generale, la terapia indispensabile, vista anche la lesione apicale, è il trattamento canalare di 2.2 per poi pensare a una riabilitazione protesica.
Dopo l’allestimento del campo operatorio, iniziamo la ricerca dell’imbocco canalare con la serenità dettata dall’esperienza e dalle caratteristiche favorevoli dell’anatomia canalare, almeno apparentemente, e anche alla agevole posizione frontale.
L’atresia camerale e la dentina sclerotica, nonostante gli ingranditori, ci complicano l’individuazione della strada corretta (figg. 3 e 4) e rischiamo una falsa strada (figg. 5 e 6).
Può sembrare banale, ma anche i casi semplici possono riservare sgradite sorprese. Per nostra fortuna ci muoviamo con una certa “timidezza operativa” e, grazie alla modesta invasività degli ultrasuoni, è stato possibile correggere e ritrovare la direzione corretta (fig. 7). È stato poi relativamente semplice il riempimento tridimensionale e l’aggiunta di un perno in fibra per la riabilitazione protesica (figg. 8 e 9).
Finalizziamo con ripristino protesico.
La riflessione, per coloro che si affacciano alla professione e non solo, è ovviamente “delicatezza clinica” e un controllo radiologico in più quando vi siano dubbi.

Aldo Crespi
Libero professionista a Corsico (Milano)
Capita anche a endodontisti navigati quando nn è presente la corona clinica,perché spesso si perdono i riferimenti…
Ottima corona estetica finale
Saluti
Caro gfoca,
lo stress del nostro lavoro è proprio questo, inconvenienti più o meno gravi sono sempre in agguato sia per chi lavora da tempo che per chi si sente sicuro, della serie può accadere in ogni studio.
Come sempre ti ringrazio per il tuo intervento, che di qualsiasi natura sia, leggo con interesse per comprendere un modo diverso di vedere le cose, spero che altri seguano il tuo esempio. Grazie per il mio odontotecnico.
Un saluto Aldo