L’eziologia della parodontite è multifattoriale. Il suo sviluppo dipende principalmente da un’infezione polimicrobica sostenuta soprattutto da batteri anaerobi derivanti dalla placca dentale, che si organizzano in un biofilm sottogengivale e producono fattori che danneggiano direttamente o indirettamente il tessuto dell’ospite tramite il rilascio di sostanze lesive.
Sebbene la placca rappresenti il fattore eziologico principale implicato nell’insorgenza della parodontopatia, è noto che esistono numerosi altri fattori di rischio che contribuiscono all’insorgenza e alla progressione della stessa, quali fattori genetici, malattie sistemiche (diabete), fumo, stress, variazioni ormonali (pubertà, gravidanza, menopausa), fattori anatomici locali e assunzione di farmaci. La lesione elementare della parodontite è la perdita di attacco, che si manifesta clinicamente con la formazione di tasche parodontali e riassorbimento osseo.
Un bravo professionista deve implementare la conoscenza delle tecnologie avanzate e proporre ai pazienti moderni protocolli operativi minimamente invasivi che possano, attraverso la loro corretta esecuzione, migliorare e accelerare il loro percorso di salute. Tra i nuovi protocolli operativi, l’utilizzo della fototerapia è oggetto di grande interesse in varie branche della medicina ed è molto apprezzata per la guarigione di ferite post-traumatiche, abrasioni, ustioni, guarigione dell’innesto cutaneo e delle ferite dopo interventi chirurgici.
Anche in odontoiatria la fototerapia viene utilizzata nei nuovi protocolli di terapia parodontale non chirurgica per la rigenerazione dell’attacco epiteliale, per la cura di disturbi e/o lesioni conseguenti a interventi chirurgici e post-implantologia o contro l’irritazione del cavo orale causata da infezioni per cheilite e stomatiti.
Nel caso clinico qui documentato è stato utilizzato Bioptron (Zepter), un dispositivo medico di classe II usato per i protocolli di fototerapia. Bioptron emette una luce polarizzata al 95%, policromatica (da 480 a 3400 nm) e incoerente a bassa energia (2,4 J cm²/minuto). Il dispositivo effettua trattamenti sia come monoterapia che complementare a diversi tipi di terapia primaria su una vasta gamma di applicazioni nell’ambito della salute, del benessere e della bellezza.
Caso clinico
Si presenta alla nostra attenzione una giovane paziente, in apparente stato di salute sistemica, lamentando da diverso tempo una fastidiosa dolenzia alle gengive, sanguinamento e alito sgradevole.
Vengono rilevate le immagini con videocamera intraorale che confermano una importante infiammazione in atto e dopo aver condiviso con la paziente la necessità di migliorare il controllo del biofilm batterico domiciliare si passa alla raccolta degli indici clinici (Full Mouth Bleeding Score (FMBS), Gingival Index (GI), Probing Pocket Depth (PPD) e successivo debridment con approccio D-BIOtech, con uso di rivelatore alla fluorescina e airpolishing sito-specifico con polvere di glicina e bicarbonato con inserto 90° (superfici vestibolari e occlusali) e 120° (superfici linguali e palatali) e utilizzo di punte 1S1 con ablatore (Combi touch, Mectron).
Abbiamo applicato l’apribocca e direzionato la luce Bioptron sulla zona frontale a una distanza di 10 cm dal cavo orale per 10 minuti (fig. 4), con tre applicazioni per una settimana, e abbiamo sollecitato la paziente a monitorare il protocollo domiciliare con il Tailored Brushing Method (TBM).
Al follow-up di un mese (T1) dalle applicazioni di fototerapia con il dispositivo Bioptron sono stati rivalutati gli indici clinici, verificandone il miglioramento con la conferma dell’efficacia della terapia seguita.

Gianna Maria Nardi
RUC Università Sapienza di Roma