Nel 1996 la paziente M. R. di anni 52 denunciava un disagio in quadrante 4, da una semplice radiografia endorale risultò una sofferenza apicale in 4.7.
In quegli anni le scuole di endodonzia si confrontavano comunemente in verticalisti e lateralisti, come se vi fosse una strada sola che portasse al successo endodontico. Le cose da allora sono molto evolute, anche se i concetti di base, come l’accurato isolamento del campo, la detersione, l’endodonzia chimica e il riempimento tridimensionale, rimangono pilastri indispensabili.
La conferma negli anni è che la condensazione laterale a freddo ha risolto completamente la radiotrasparenza apicale e i sintomi della paziente, che abbiamo riabilitato con un ponte 4.5./4.7.
Incresciosamente, vent’anni dopo, il premolare, nonostante il cerchiaggio coronale, si frattura suggerendo suggestive ipotesi diagnostiche che speriamo siano da stimolo ai colleghi che ci leggono. All’interno del nostro team ognuno ha formulato ipotesi partendo ovviamente dall’incrinatura iniziata vent’anni prima.
La condensazione laterale, quale causa iniziale, seguita dai vettori di carico verticali che si scaricano orizzontalmente ha fatto il resto, il tutto coadiuvato da un’apertura di camera leggermente ampia, mesializzata e poco raccordata con l’alesatura del canale (?). Questo anche se non era presente nessun tipo di perno come invece appare in 4.7.
Mancando tuttavia la certezza assoluta, restano ipotesi probabili ed emozionanti, tuttavia al momento dobbiamo mettere in atto la terapia più consona per la paziente, considerando quindi che l’elemento distale nel suo complesso corona-radice appare in buone condizioni, questo nonostante il tanto discusso perno aureo.
Decidiamo pertanto di conservarlo singolarmente, separandolo, ed estraiamo l’elemento fratturato senza nessun tipo di riempimento nell’alveolo disabitato.
Controlliamo la guarigione e, solo dopo quattro mesi, inseriamo due impianti coadiuvati da bone chips, senza ricorrere a membrana.
La rigenerazione dell’osso spontanea è tale da garantirci un Torque di oltre 40 Newton.
Attendiamo in ogni caso circa altri quattro mesi e quindi condizioniamo i tessuti molli con due tappi di guarigione, al fine di ottenere un profilo di emergenza adeguato.
Riabilitiamo classicamente, unendo protesicamente i manufatti, con soddisfazione palese della nostra paziente.
Questo caso, grazie al monitoraggio a distanza, ci fa riflettere molto sulle possibili cause di frattura su elemento anche se protesizzato, confortando la più recente letteratura che ci indirizza, quando possibile, a un tipo di restauro più conservativo, tipo Onlay, con materiali di ultima generazione.

Aldo Crespi
Libero professionista
poi dicono che i perni metallici non fratturano le radici…
Buone cose.
Caro collega gfoca,
la letteratura come sai è divisa sull’argomento, anche se credo che la tua osservazione sia più che giustificata in generale. Nello specifico come scritto nel testo ( quarta riga del terzo capoverso ) nel premolare fratturato non era presente nessun perno.
Come sempre ti ringrazio per la tua partecipazione attiva e come sempre
buon lavoro.
Aldo
Grazie mille per la condivisione. Ho una domanda io posso vedere una frattura horizontale sul questo dente sbaglio?anche voglio sapere cosa è questo materiale nel parte mesiale di accesso dove l’apertura di camera è mesializzato ?è gutta percha o altro materiale?io penso che questo è la prima causa della frattura.grazie mille in anticipo per il tuo tempo
Caro Shahrzad,
la frattura del 4.5 è verticale, credo che quello che vedi sia probabilmente una distorsione della radiografia, l’apertura mesializzata è riempita di sola guttaperca, come suggerisci è probabile sia una concausa alla frattura.
Grazie per il tuo intervento, non ho avuto comunicazione con mail altrimenti ti avrei risposto prima.
Un caro saluto e come sempre buon lavoro.
Aldo
Grazie mille .bel caso era molto utile .Grazie per la risposta .
Non discuto su quanto scritto, ma in questo caso specifico mi sembra inutilmente cavilloso individuare una singola causa. La frattura verticale è un evento che fa parte delle possibili complicanze dell’elemento trattato endodonticamente. Probabilmente chi “mastica” di occlusione potrebbe individuare anche un dettaglio che potrebbe essere più significativo . . . ciao Aldo
Caro Angelo,
cavilloso è il mio secondo nome, ma anche il tuo se non ricordo male, quindi pur comprendendo perfettamente quanto hai voluto sottolineare non posso che DISSENTIRE, anche perché difficilmente la causa è solo “una” come scritto nel testo.
Con la stima di sempre un caro abbraccio.
Aldo
Allora mi sa che non mi ero spiegato: sono assolutamente d’accordo che difficilmente la causa sia una, quindi trovavo cavilloso il volerne trovare assolutamente una, che sia il pozzetto mesiale, piuttosto che il perno non messo e quindi aggiungevo un possibile contributo da parte di una particolare occlusione e movimenti di lateralità, cose che peraltro non conosco assolutamente bene occupandomi quasi esclusivamente di endodonzia
Caro Angelo,
ora comprendo meglio le tue parole, ed ancora una volta ritrovo le nostre affinità elettive.
Ricordo con piacere quel collega ” che aveva le mani” che tanto ci fece sorridere.
Un affettuoso buon lavoro.
Aldo