Le lesioni pericoronali ipertrofiche a esordio reattivo presentano fattori eziopatogenetici variegati e concretamente multifattoriali. Le lesioni più complesse presentano maggiori rischi di recidiva e sono costituite dalle alterazioni di volume tipiche delle reazioni causali.
Le manifestazioni tipiche rispondono ai classici requisiti dell’infiammazione con consolidamenti edemigeno/eritematosi/purulenti del tessuto cheratinizzato marginale. Tali reazioni del margine libero gengivale cheratinizzato originano da fenomeni infettivo/immunitari dell’epitelio sulculare e sono descritti come fenomeni infiammatori cronici propri delle lesioni parodontali aggressive, con imponenti difetti multi-parietali, spesso verticali, che si consolidano successivamente con lesioni orizzontali. Le manifestazioni tipiche obiettivabili sono rappresentate da alterazioni di volume, profusi sanguinamenti spontanei pericoronali, edema marginale con produttività purulenta, eritema e manifestazioni radiologiche con minus ossei verticali a rapida evoluzione ingravescente.
Il trattamento è spesso complicato dalla persistenza dei fenomeni infettivi e alterazioni microbiologiche tipiche delle profondità di sondaggio di complessa raggiungibilità e detergibilità anche in ambito professionale.
Lo scopo di questo lavoro è quello di documentare un caso di lesione parodontale e contemporanea presenza di neoformazione esofitica di verosimile natura reattiva, trattato con successo mediante un particolare tipo di fotodinamica.
Caso clinico
Una paziente di 50 anni era giunta alla nostra osservazione per l’insorgenza di una lesione esofitica in tessuto gengivale adiacente all’elemento 21. All’anamnesi la paziente aveva dichiarato un buono stato di salute generale. All’esame obiettivo si poteva notare la presenza di una tasca mesiale di 10 mm, una distale di 5 mm e una mobilità di tipo 2 a carico dello stesso elemento. Sanguinamento e pus erano presenti al sondaggio. La lesione ipertrofica gengivale si presentava lievemente più rossa rispetto al restante tessuto sano, come da iperemia. La diagnosi era stata di parodontopatia severa localizzata con presenza di lesione reattiva associata (fig. 1).
Per ridurre nell’immediato l’avanzare del processo, con probabilità di perdita dell’elemento dentale 21, si era proceduto subito ad effettuare terapia fotodinamica, con l’obiettivo di ridurre la carica batterica patogena, implicata nel processo infiammatorio. La terapia era stata effettuata con fotosensibilizzante cloruro di fenotiazina all’1% e luce laser a 660 nm di lunghezza d’onda, 50 mwatt di potenza (sistema Helbo, bredent medical). Il fotosensibilizzante era stato applicato sulla superficie del tessuto gengivale ipertrofico e all’interno della tasca parodontale mesiale e distale, senza procedere a un’ablazione con strumenti sonici. Dopo aver lasciato agire il fotosensibilizzante per un paio di minuti, si era proceduto a eliminare il liquido in eccesso con un risciacquo della tasca, utilizzando perossido di idrogeno all’1% e una siringa d’acqua. Successivamente il fotosensibilizzante era stato attivato dalla luce laser, utilizzando la relativa sonda 3D Pocket Probe, inserita all’interno di ciascuna tasca per un minuto e un altro minuto sulla superficie esterna della lesione esofitica, mantenendo il puntale a circa 0,5 cm dalla lesione (fig. 2). Il trattamento era stato ripetuto a distanza di una settimana con le stesse modalità (fig. 3) e si era potuta apprezzare una riduzione del sondaggio parodontale (8 mm), una scomparsa del sanguinamento e una riduzione della mobilità.
La paziente, visitata a distanza di un mese, presentava un completo recupero della stabilità dentale, oltre che la scomparsa della lesione reattiva (fig. 4).
Discussione
La terapia fotodinamica, la cui efficacia è stata ampiamente dimostrata anche su gengiviti e parodontiti, prevede la presenza di tre elementi: un fotosensibilizzante che si lega in maniera specifica alla superficie cellulare di un microorganismo; una luce laser o non laser, con lunghezza d’onda specifica che lo attiva; presenza di ossigeno. La reazione tra gli elementi, determina la formazione di radicali liberi e ossigeno singoletto che porta in maniera selettiva alla morte di cellule batteriche, virali, micotiche, non danneggiando la cellula ospite.
La luce laser agisce sui batteri marcati dal fotosensibilizzante, producendo ossigeno singoletto in grado di disgregare la membrana lipidica. Inoltre la terapia ha un potente effetto fotobiologico (Low level laser therapy), riduce la flogosi e favorisce la guarigione.
Il sistema proposto in questo caso clinico è stato precedentemente documentato sia in campo endodontico, sia in campo parodontale, sia per il trattamento dell’alitosi.
L’uso della luce laser con lunghezza d’onda 660 nm è tra le più raccomandate nella letteratura scientifica internazionale in abbinamento al fotosensibilizzante blu di metilene nel campo della patologia orale e parodontale.
Da questo caso si evince che la terapia fotodinamica eseguita con questi parametri risulta molto utile sia nella risoluzione di lesione infettive parodontali, sia nella modulazione dei processi reattivi-infiammatori tipici delle patologie esofitiche benigne del cavo orale.
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Autori
Cinzia Casu Laboratorio di biotecnologia orale Università di Cagliari
Matteo Fanuli Dipartimento di scienze biomediche, chirurgiche e odontoiatriche Università degli Studi di Milano
Luca Viganò Dipartimento di radiologia orale San Paolo Dental Building Università degli Studi di Milano
Viola Viganò Università Europea di Madrid, Spagna

Cinzia Casu
Laboratorio di biotecnologia orale Università di Cagliari