La Commissione nazionale dei corsi di studi in igiene dentale ha fatto il punto sulle cure orali al paziente con bisogni speciali, dall’autistico all’epilettico, fino al paziente terminale. All’igienista dentale manca però un posto nel servizio pubblico
La cura del cavo orale nei pazienti fragili o con bisogni speciali ha un crescente riscontro nella pratica clinica di odontoiatri e igienisti dentali. Se ne è parlato a metà febbraio a Novara, presso l’Università del Piemonte Orientale, nel convegno “La cura del cavo orale nei pazienti special needs” organizzato dalla Commissione nazionale dei corsi di studi in igiene dentale (Csid).
«In ambito odontoiatrico si definisce “paziente speciale” quello che nell’operatività terapeutica richiede tempi e modi diversi da quelli di routine – precisa il professor Pier Luigi Foglio Bonda, presidente del corso di studi in Igiene dentale dell’Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro di Novara, introducendo i lavori del convegno –. L’odontoiatria “speciale” è rivolta alla prevenzione e alla cura di soggetti in cui anche trattamenti odontoiatrici routinari diventano complessi per particolari condizioni di disabilità intellettiva, sensoriale e/o motoria, per la coesistenza di patologie invalidanti. Scopo dell’odontoiatria speciale è consentire anche a tali pazienti di essere curati adeguatamente seppure in spazi e con tempi adeguati. In tali persone la prevenzione primaria e secondaria delle malattie dento-parodontali, compito primario degli igienisti dentali, è di fondamentale importanza» ha sottolineato il docente universitario.
Per la professoressa Maria Rita Giuca, presidente del corso di studi in Igiene dentale dell’Università di Pisa e presidente della Commissione nazionale Csid «la rivoluzione demografica e le trasformazioni sociali in atto hanno determinato, anche in campo odontoiatrico, l’emergenza di nuovi problemi socio-sanitari. Le difficoltà di accesso alle cure odontoiatriche colpiscono in particolar modo i soggetti clinicamente e socialmente fragili, per i quali l’approccio multidisciplinare rappresenta un modello di intervento particolarmente efficace. In questo senso diventano prioritarie le azioni di prevenzione rivolte alla fascia dei soggetti con bisogni speciali da parte dell’igienista dentale che, all’interno di un team multidisciplinare e con programmi di prevenzione personalizzati, è in grado di contribuire a migliorare la loro salute orale e conseguentemente la loro salute generale. Particolarmente efficaci – ha sottolineato Maria Rita Giuca – sono gli interventi preventivi individualizzati, mirati alle reali necessità e possibilità del singolo paziente e incentrati su alcuni aspetti degli stili di vita; in tal modo la trasversalità dei messaggi proposti dall’igienista nei confronti del controllo del biofilm batterico, di una corretta alimentazione, dei danni derivati dal fumo, del consumo rischioso o dannoso di alcol, si riflettono automaticamente su patologie a elevatissima prevalenza, come le malattie cardiovascolari, la sindrome metabolica, il diabete, la Bpco e, non ultime, le neoplasie».
Al convegno di Novara, organizzato con il contributo non condizionato di Johnson&Johnson, l’attenzione si è concentrata in particolare sul ruolo dell’igienista dentale verso questa categoria di persone, con focus sul paziente con disturbo dello spettro autistico, sul paziente affetto da epilessia, sul paziente affetto da sindrome di Martin-Bell (o del cromosoma X fragile), sul bambino leucemico, sul paziente terminale e sull’impatto di cecità e sordità nella comunicazione in igiene orale. Pazienti con i quali non si può certo improvvisare e dove solo il giusto mix tra competenze ed esperienza sul campo può portare a risultati.
«Si tratta in tutti i casi di problematiche che presuppongono conoscenze e competenze adeguate da parte dell’igienista dentale e che sono il frutto di un corso di studi scrupolosamente pianificato e uniformato nel tempo – ha detto la professoressa Giuca –. Il raggiungimento delle necessarie competenze professionali si attua attraverso un’appropriata formazione teorica, indispensabile per qualsiasi professione sanitaria, affiancata da un’accurata preparazione clinico-pratica assicurata dal tirocinio professionalizzante che prevede la frequenza di vari reparti ospedalieri e il contatto continuo con realtà e situazioni cliniche “speciali” che offrono a docenti, tutor e studenti nuove opportunità per crescere professionalmente e umanamente».
«Nella cura e gestione dei pazienti special needs l’igienista deve conoscere i principi di base delle patologie sistemiche e delle varie comorbilità che possono sia influire sulla salute orale, sia essere influenzate dalle terapie praticate. Tali conoscenze sono un requisito imprescindibile nella formazione dell’igienista dentale poiché oggi, grazie ai progressi della medicina, i portatori di malattie croniche invalidanti sono in costante aumento» conferma il professor Foglio Bonda, che sottolinea come l’igienista dentale in collaborazione con l’odontoiatra, ancor più nel caso di pazienti portatori di ogni forma di disabilità, deve istruire e motivare non solo il paziente ma anche i famigliari e gli assistenti alle corrette metodiche di igiene orale domiciliare, consigliando i materiali e i metodi appropriati per il raggiungimento delle migliori condizioni di salute orale compatibili con lo stato di salute del paziente. «Ogni seduta di igiene orale professionale deve essere sfruttata per rinforzare l’assioma salute orale-salute sistemica» ha detto Pier Luigi Foglio Bonda.

Pier Luigi Foglio Bonda e Maria Rita Giuca
Igienisti dentali sarebbero preziosi nel Ssn
Mentre il paziente che frequenta gli ospedali e gli studi odontoiatrici sta cambiando, anche il ruolo dell’igienista dentale è in trasformazione. Dalla fine degli anni ’90 questa figura professionale si sta sempre più affermando su tutto il territorio nazionale grazie all’istituzione dei corsi di studi e master, fino a giungere alla recente istituzione di un vero albo professionale. L’igienista dentale, che può operare sia come dipendente sia come libero professionista, ma sempre su indicazione degli odontoiatri o degli specialisti in odontoiatria, si sta sempre più specializzando nella comunicazione con il paziente, nella prevenzione delle malattie del cavo orale, nell’istruzione e motivazione alle corrette metodiche di igiene orale, al trattamento della malattia parodontale e perimplantare.
«Il suo campo di applicazione però è purtroppo prevalentemente limitato alla libera professione – denuncia il professor Foglio Bonda –: rarissime sono le figure inserite negli organici del Ssn, dove viceversa il suo ruolo sarebbe fondamentale per la prevenzione primaria della malattie oro-dentali placca-indotte e per il mantenimento di buone condizioni di salute in tutta la popolazione con l’attuazione delle misure di prevenzione secondaria e terziaria».
Nonostante la figura professionale dell’igienista dentale nasca e si caratterizzi fortemente per l’ambito preventivo della medicina, la sua presenza all’interno del Servizio sanitario nazionale, luogo per eccellenza della prevenzione sanitaria, è quasi nulla» ribadisce Maria Rita Giuca. Secondo la docente, un maggiore coinvolgimento di questa figura nel Ssn aprirebbe alla possibilità di intervenire direttamente nelle comunità territoriali (scuole, consultori, residenze sanitarie per anziani e per disabili), raggiungendo così tutte le fasce della popolazione con progetti dedicati e «fornendo al cittadino un servizio che va oltre aspetti meramente clinici, intervenendo anche nel contesto culturale, ovvero nei determinanti della salute».
«La Commissione nazionale dei corsi di laurea in Igiene dentale è dal 2002 che caldeggia in tutte le sedi istituzionali l’assunzione da parte del Ssn degli igienisti dentali – riferisce Foglio Bonda –. Il loro inserimento negli ospedali sarebbe di grande ausilio nel trattamento dei pazienti special needs. Basti pensare agli immunodepressi per patologie sistemiche o secondari a terapie farmacologiche e/o radioterapiche; infatti questi pazienti hanno frequenti complicanze al cavo orale specie di natura batterica e micotica che gli igienisti dentali potrebbero prevenire e intercettare. I pazienti allettati e non collaboranti avrebbero un grande giovamento dal mantenimento di una buona igiene orale. Sarebbero possibili tanti altri esempi di impiego di questi operatori sanitari negli ospedali. Inutile sottolineare il ruolo che avrebbero nell’educazione dei pazienti alla corretta salute orale, specie nei reparti di pediatria».
Andrea Peren
Giornalista Italian Dental Journal