«Gli impianti posizionati in pazienti precedentemente trattati per malattia parodontale si associano a una maggiore incidenza di complicanze biologiche e a un tasso di sopravvivenza inferiore rispetto a quelli posizionati in pazienti sani». È un risultato atteso, quello fornito dal team anglo-brasiliano di ricercatori che hanno portato a termine una revisione degli studi comparsi in letteratura, relativi a interventi di implantologia in pazienti già trattati per parodontite. I lavori individuati come pertinenti allo scopo della revisione sono stati 24, di tipologie molto differenti tra loro, tanto da rendere impossibile una metanalisi statistica.
La revisione ha comunque accertato l’associazione tra malattia parodontale e successo implantare; invece, riguardo agli effetti della gravità della malattia parodontale sulle percentuali di fallimento, gli autori scrivono che, «quando la parodontite era stata grave, la percentuale di impianti persi sembra ancora maggiore» ma a questo proposito raccomandano una maggiore cautela nell’affermare una correlazione diretta, a causa della grande eterogeneità degli studi finora pubblicati in letteratura, in termini ad esempio di tipo di impianti analizzati, tipo di superficie, durata del periodo di follow-up e tipo di analisi effettuata.
Un altro risultato interessante di questa revisione è aver fatto luce sugli effetti del tipo di malattia parodontale sul successo o fallimento implantare: gli impianti applicati a pazienti precedentemente affetti da parodontite aggressiva hanno avuto tassi di sopravvivenza inferiore e una maggiore perdita ossea rispetto ai soggetti con parodontite cronica.
Il tipo e la frequenza della terapia parodontale di mantenimento a cui i partecipanti sono stati sottoposti è stata anch’essa molto variabile negli studi esaminati, ma molti ricercatori ne hanno sottolineato l’importanza per ridurre le complicanze biologiche associate agli impianti. È stato anche suggerito che uno dei fattori di rischio per queste complicazioni sia la presenza di tasche residue dopo il trattamento parodontale e diversi autori consigliano di indirizzare sforzi specifici alla loro riduzione prima di affrontare un intervento di posizionamento di impianti.
Renato Torlaschi
Giornalista Italian Dental Journal