L’uso di impianti corti, minori di 6 mm, rappresenta una soluzione volta a soddisfare riabilitazioni protesiche singole o multiple in cui vi sia un’atrofia ossea importante, ovviando a procedure chirurgiche rigenerative. L’utilizzo di software di programmazione consente trattamenti chirurgici in condizioni critiche come nel mascellare inferiore, in cui il decorso del nervo mandibolare rappresenta un ostacolo.
È stato valutato il risultato clinico a 24 mesi dal carico per riabilitazioni complete in cui sono stati utilizzati impianti da 4 mm di lunghezza per un diametro di 4.1 mm, posizionando in cinque pazienti edentuli, con mandibola atrofica, impianti della lunghezza di 4 mm in zona 3.6 e 4.6 e quattro impianti da 10-12 x 3.3-4.1 mm TL/BL interforaminali (TL, tissue level; BL, bone level). Radiograficamente non vi sono state variazioni verticali nella risposta ossea, con un successo del 100%. Spesso l’atrofia non consente estensioni oltre i premolari pur con impianti inclinati a 30 gradi. La possibilità di un appoggio in regione del primo molare riduce le flessioni delle strutture, limitando le fratture degli elementi di rivestimento estetici e dando funzione di gruppo agli elementi diatorici.
La grande difficoltà nel posizionamento di impianti di lunghezza così ridotta richiede attenzione nell’uso delle frese, nel tenere la posizione del manipolo perpendicolare rispetto alla superficie ossea e riducendo i movimenti laterali.
Tutti i casi sono stati trattati con chirurgia guidata, con un torque superiore a 50 Ncm e una stabilità ottenuta con Irn superiore a 68.
Caso clinico
La paziente è una femmina di 68 anni, fumatrice (5-7 sigarette/die) in cura con antipertensivi, valori ematici di funzionalità nella norma.
All’esame obiettivo l’arcata superiore si presenta riabilitata su impianti e con denti in composito, l’arcata inferiore è in classe I di Kennedy con compromissione degli elementi residui. Dopo Cbct si pianifica con sistema digitale per sei impianti in protesi avvitata.
Si procede con l’inserimento di sei impianti in procedura flapless, quattro interforaminali BL da 4.1 x 12 mm. e due TL distalmente da 4.1 x 4 mm. I BL post-estrattivi a carico immediato, solidarizzati con provvisorio in acetalico preparato su base diagnostica della precedente protesi, mentre i TL sono stati annesi al provvisorio 2 mesi dopo.
L’impronta analogica in gesso è stata confrontata con l’impronta digitale, tramite Intra Oral Scanner iTero (Straumann); la validazione è avvenuta tramite prova di Sheffield e analisi delle distanze tra gli assi e le spalle di impianti attigui.
La modellazione e realizzazione al Cad-Cam della struttura in zirconia è stata caratterizzata nella porzioni della flangia in ceramica rosa e corone cementate.
L’impronta digitale ha fatto registrare risultati sovrapponibili all’impronta in gesso. Le misurazioni sui modelli non mostrano differenze significative sulle distanze rilevate tra le spalle implantari, mentre le divergenze comprese tra 0 e 1 mm nelle misurazioni tra gli assi implantari sono imputabili a scarsa ripetibilità delle misurazioni e ai processi di elaborazione dei dati delle scansioni digitali, i quali necessitano di ulteriori verifiche nel tempo.
La finalizzazione è avvenuta per cementazione delle corone dei singoli elementi progettati in funzione della relazione antagonista registrata. La protesi è stata avvitata ai monconi in titanio dedicati. Il breve follow-up protesico non ha rilevato alterazioni alla struttura avvitata, né tantomeno agli elementi antagonisti.
Nonostante la limitata esperienza protesica in zirconia-ceramica e dato l’esiguo numero di impianti da 4 mm, i risultati depongono per una valida proposta alternativa alle estensioni protesiche e alla rigenerazione ossea.
Si ringrazia l’odontotecnico Mario Sommacale per la realizzazione dei manufatti protesici e per il supporto.

Riccardo Scaringi
Odontoiatra - Libero professionista