A seguito della crescente richiesta di trattamenti implantari in condizioni anatomiche non ideali, sono stati sviluppati impianti alternativi sia in lunghezza che in diametro. Inizialmente erano stati realizzati impianti più sottili e più lunghi, in seguito più corti, con un diametro maggiore e con una forma modificata. Per impianti corti si intendono quindi impianti di lunghezza pari o inferiore a 6 mm. Scopo di questo lavoro è la valutazione di questi impianti in alcuni casi clinici di mascellare atrofico da noi trattati.
Casi clinici
Sono stati selezionati due pazienti (fig. 1 e fig. 4), privi di patologie sinusali e di patologie sistemiche che necessitano di terapia implantare mascellare, ma che presentano scarsa disponibilità ossea per i quali l’uso di impianti tradizionali avrebbe implicato una terapia di elevazione del seno. Eseguita l’indagine tridimensionale per valutare la buona disponibilità ossea in senso vestibolo-palatale e la qualità dell’osso residuo, si è pianificato il posizionamento di impianti corti copaSKY (bredent medical).
Previa anestesia locale si scolla un lembo a tutto spessore per avere una buona visibilità dell’osso sottostante. Si inizia l’osteotomia seguendo il protocollo suggerito dalla bredent medical utilizzando frese dedicate alla tipologia ossea, di diametro crescente e dotate di appositi stop di profondità fino al raggiungimento della corticale ossea (fig. 2). In un caso è necessario un rialzo di seno mascellare crestale. La fresa pilota arriva a livello della corticale del pavimento del seno e dopo aver allargato il sito implantare si frattura il pavimento mediante l’utilizzo di osteotomi.
La fase successiva prevede l’inserimento del materiale rigenerativo Copios (Zimmer) miscelato a osso autologo nella porzione apicale del sito implantare al fine di sollevare la membrana di Schneider e permettere il posizionamento dell’impianto. Il materiale da innesto osseo verrà applicato anche sopra la spalla dell’impianto che da protocollo viene inserito subcrestale (fig. 5). Si procede quindi alla sutura che avviene su due piani per garantire un buon sigillo, si esegue la radiografia di controllo (fig. 3 e fig. 6) e si continua con la terapia antibiotica: amoxicillina 500 mg ogni 8 ore per 7 giorni associata a paracetamolo 1.000 mg ogni 12 ore.
Discussione
Sono stati posizionati tre impianti in due pazienti. Nel paziente con impianto singolo è stata eseguita anche una procedura di rialzo di seno crestale. Al termine dei tre mesi si è proceduto alla riapertura chirurgica senza riscontrare la presenza di alcuna patologia, all’inserimento della vite di guarigione e successivamente alla presa di impronta. La riabilitazione protesica prevede tre corone in oro ceramica cementate su monconi standard.
Nel nostro studio emerge un giudizio positivo sull’affidabilità di questi impianti seppur con un follow-up di soli 24 mesi, ma con successo del 100% negli impianti protesizzati.
La performance di questa tipologia implantare è da attribuire a una molteplicità di fattori, che vanno dal diametro ampio per aumentare la superficie di contatto, al disegno implantare a plateau che consente una miglior crescita ossea e una migliore distribuzione della forza assiale, al collo implantare convergente, al particolare trattamento superficiale e infine alla specifica connessione conico parallela che promuove la salute dei tessuti perimplantari grazie alla realizzazione di un sigillo asettico. Queste caratteristiche collaborano al mantenimento dell’osso marginale intorno all’impianto, di essenziale importanza nel caso di impianti di ridotte dimensioni.
Notevoli sono i vantaggi dell’utilizzo degli impianti corti: inserimento dell’impianto in casi di limitata disponibilità ossea, riduzione di procedure ricostruttive, aumento della possibilità di posizionare impianti, riduzione degli interventi di rialzo di seno mascellare, riduzione del tempo di trattamento e dei costi.
Il sistema implantare bredent medical offre un protocollo chirurgico completo, che senza essere modificato e integrandolo semplicemente con frese dedicate, permette al chirurgo di utilizzare anche gli impianti corti (copaSKY). Questi impianti, con disegno e geometria particolare e connessione conico-parallela, si differenziano dagli altri sistemi implantari e i risultati ottenuti in questi casi clinici ne sostengono l’efficacia e i benefici, rendendo predicibile il processo di osteointegrazione.

Pierangelo Oliveri
Medico chirurgo; Prof. a c. CLOPD Università di Genova; Specialista in odontostomatologia; Perfezionato in parodontologia ; Perfezionato in implantologia; Perfezionato in microscopia operatoria