Nella pratica quotidiana è sempre più frequente la necessità di riabilitare con impianti dei pazienti con un volume osseo insufficiente. Talvolta anche un caso clinico in apparenza semplice può celare delle difficoltà, che sono superabili solo se siamo in possesso sia di adeguate capacità tecniche, sia di materiali e strumenti idonei.
Il paziente si è presentato alla nostra osservazione con una edentulia in premolare e molare inferiore. A un esame clinico e radiografico endorale non si è ritenuto di far seguire un ulteriore approfondimento diagnostico radiografico, considerato che il volume osseo sembrava idoneo all’inserimento di due impianti (figg. 1 e 2).
Solo intraoperatoriamente si è potuta valutare una notevole atrofia trasversale del processo alveolare della mandibola, che cominciava in una zona situata 2 mm apicalmente alla cresta. Si è deciso di procedere, comunque, al posizionamento dei due impianti nella posizione protesicamente corretta. Come si può notare dalla documentazione fotografica (figg. 3 e 4), l’impianto mesiale, pur posizionato correttamente, aveva il suo versante vestibolare completamente fuori dal letto osseo per circa due terzi della lunghezza.
In una situazione anatomica come questa la difficoltà tecnica nell’esecuzione del sito impiantare sta soprattutto nel mantenere la giusta posizione dell’apice implantare; in fase di preparazione del sito la fresa tende facilmente a “sfarfallare” verso la parte vestibolare, dove non incontra la resistenza dell’osso. Lo stesso rischio, ovviamente, si correrà al momento dell’inserimento dell’impianto. L’utilizzo di un impianto conico semplifica di molto questa operatività chirurgica essendo possibile preparare un sito che abbia un apice di ridotto diametro da mantenere sempre all’interno dell’osso nativo.
In questo caso si è inserito un impianto conico della lunghezza di 11 mm (Neoss Tapered 4×11). Si può notare come, a dispetto della grande esposizione della parte vestibolare del corpo dell’impianto, si è riusciti a mantenere l’apice dello stesso completamente all’interno dell’osso.
La stabilità primaria raggiunta ci garantirà un buon successo della procedura rigenerativa che si era programmato di realizzare. La parte esposta dell’impianto impianto è stata, infatti, ricoperta con un innesto di osso bovino deproteinizzato (Bio-Oss, Geistlich) (fig. 5) e poi l’innesto è stato ricoperto da una membrana riassorbibile (Bio-Gide, Geistlich). Il lembo è stato suturato con una sutura a due strati: un materassaio interno per accostare i lembi e una sutura a punti staccati a unirne la parte marginale. La guarigione è avvenuta senza complicazioni. L’intervento di esposizione degli impianti, a sei mesi di distanza dalla prima chirurgia, evidenzia, come auspicato, una buona quantità di tessuto neoformato e un ripristino del volume dell’osso alveolare (fig. 6).

Michele Modoni
Libero professionista