Avviene sempre più spesso che i pazienti si rivolgano ai nostri studi con aspettative estetiche esigenti, indipendentemente dalla loro età, e questo non rappresenta una controindicazione assoluta.
Così ci è capitato con il paziente O. M. di anni 83 il quale, avendo amici che si sono sottoposti a implantologia del settore anteriore, ha manifestato apertamente le sue osservazioni sul fatto che le varie riabilitazioni sono, ai suoi occhi, riconoscibili e non solo: un suo amico di vecchia data presenta un vistoso margine metallico in prossimità della gengiva. Come facciamo da sempre, spieghiamo al paziente che una volta, agli albori dell’implantologia, quanto da lui descritto era considerato parafisiologico.
Peroriamo la causa del collega spiegando che non è assolutamente possibile esprimersi, se non si conosce tutta la storia clinica relativa al caso. Non solo, ma non fornendoci la data dell’intervento dell’amico (anni fa, ci dice), gli spieghiamo che, se l’impianto fosse stato posizionato trent’anni prima, potrebbe essere naturale la retrazione di tessuto perimplantare. Teniamo molto a tale premessa, nella speranza che anche altri siano sostenitori del “non esprimere pareri negativi su lavori altrui” senza prima conoscere nel dettaglio tutto il caso; esistono sedi opportune per tali approfondimenti, tutto il resto rappresenta un’opinione gratuita e spesso il racconto è frutto di un carotamento in un contesto più ampio, quindi la parola migliore è quella non detta.
Chiarito questo, dedichiamo particolare attenzione al posizionamento dell’impianto (3.7 x 13 mm), come ci sforziamo di fare sempre, proprio perché questo rappresenta il primo requisito essenziale senza il quale risulta difficilissimo ottenere risultati clinicamente soddisfacenti. Nel nostro caso la scelta è stata facile: l’elemento 2.2 era effettivamente compromesso per pensare a un qualsiasi recupero, quindi la soluzione implantare è stata praticamente una non-scelta.
La cresta residua era più che sufficiente per garantire un’ampiezza biologica in grado di darci la stabilità tissutale. Abbiamo studiato il miglior posizionamento in senso vestibolo-palatale e interprossimale e, come banalmente si usa da tempo, il taglio occlusale di riapertura è spostato in direzione palatale con slittamento del tessuto in senso vestibolare. Condizioniamo così il tessuto al fine di avere la miglior parabola mucosa, il resto è come sempre affidato alle capacità del nostro tecnico.
Cementiamo quindi la corona in ceramica dopo aver fatto partecipare il paziente, con lo specchio, che ci conforta con il suo apprezzamento. Molti altri interventi andrebbero programmati, ma per ora il paziente decide di rinviare ad altra data.
Vorremmo enfatizzare, per i giovani colleghi che si affacciano all’implantologia nei settori anteriori, che diverse sono le variabili in gioco come: le caratteristiche dell’impianto, il genotipo tissutale, lo spessore e altezza dell’osso, i picchi interprossimali ecc. Tuttavia il primo requisito indispensabile è rappresentato dal corretto posizionamento dell’impianto nella cresta; sappiamo che è scontato, ma senza questo presupposto, nel settore anteriore, potrebbe diventare impossibile ogni rimedio.

Aldo Crespi
Libero professionista
molto vispo il vecchietto :-)
dalla rx postata sembra esserci ancora la corona sul laterale,poi nella foto non piu’,mi pare anche corretto l’approccio di tipo implantare anche se ho visto tuoi casi di recuperi notevoli.
Alla prossima allora con il vecchietto,quando tornera’ per il dolore e dovrà farsi devitalizzare il 21
buon lavoro.
Vera la dissociazione temporale tra foto e rx, il vecchietto effettivamente è vispo, tanto che è sparito tra le tante pieghe della concorrenza, almeno speriamo sia così.
Apprezzando la tua partecipazione attiva spero faccia da volano.
Un caro saluto e come sempre buon lavoro.
Aldo