Nei suoi circa quarant’anni di giovane storia, l’implantologia orale ha vissuto un’evoluzione talmente rapida e radicale da trasformare completamente molti dei suoi canoni e parametri operativi originali. È in realtà passata – grazie alla nuova biologia, l’ingegneria tissutale, la biomeccanica e la biologia cellulare – da un’origine prettamente meccanica a una realtà biologica, il cui protagonista assoluto e fulcro principale di tutte le interazioni implantari è il tessuto osseo. La moderna implantologia osteointegrata si è affermata negli anni definendo ormai con precisione i criteri per ottenere un successo clinico a lungo termine. Solo da dieci anni circa, tuttavia, in seguito alla richiesta dei pazienti, si è posto l’accento anche sull’aspetto estetico inteso, però, anche come contributo al miglioramento dell’intero sistema chirurgico, protesico, funzionale ed estetico. A nostra disposizione abbiamo una vasta gamma di soluzioni chirurgiche-implantari, dalla tradizionale con i suoi molteplici aspetti per finire con la guidata, a nostra scelta per la risoluzione dei casi nella routine quotidiana.
Caso clinico
Si è presentato alla nostra osservazione agli inizi del 2017 un noto professionista della zona, di circa 60 anni, per ascesso a carico del 25, pilastro di protesi fissa (figg. 1, 2, 3 e 4).
Al termine della terapia medica, con anamnesi di buone condizioni generali, dopo rimozione della protesi fissa da 12 a 27 pilastro, si è proceduto con l’estrazione della radice del 23 e 25 ed eseguito preservazione degli alveoli con biomateriale, membrana riassorbibile, sutura e protesi mobile provvisoria, senza post-dam, dal 12 al 27 e ganci a filo su 17 e 27 sul quale era stato eseguito provvisorio in resina.
Dopo un anno, il paziente è ritornato con il desiderio di realizzare una implanto-protesi con tutte le esigenze estetiche e funzionali del caso. D’accordo col paziente, si è decisa l’estrazione di 13-15-17, sempre con preservazione degli alveoli, aggiunta dei denti estratti e di quelli mancanti della vecchia protesi con gancio a filo sul 18.
Al termine della guarigione di quasi tre mesi, siamo intervenuti trattando prima l’emiarcata sinistra con l’inserimento dei seguenti impianti:
– Impianto Certain 3.25×13 esagono interno in sede 21
– Impianto Certain 3.25×13 esagono interno + Bio-oss + membrana in sede 23
– Impianto Certain 3×11,5 esagono interno in sede 25
– Impianto Certain 4×10 esagono interno, con osteotomo, in sede 27 (fig. 5)
Dopo circa 15 giorni, abbiamo trattato l’emiarcata destra con l’inserimento dei seguenti impianti:
– Impianto Certain 3.25 x13, esagono interno, in sede 11
– Impianto Certain 3.25×13, esagono interno, + Bio-oss + membrana in sede 13
– Impianto Certain 4×13, esagono esterno, in sede 15
– Impianto Certain 5×8,5 , esagono interno, con osteotomi in sede 17 (fig. 7)
Abbiamo utilizzato la vecchia protesi rimovibile del paziente, creando il post-dam e provveduto a scaricarla lungo il percorso delle sedi degli impianti da preservarne la guarigione ed evitarne la compressione. Guarigione a circa cinque mesi (fig. 8). Dopo aver realizzato impronta in polietere, personalizzata con transfert e analoghi dedicati, il laboratorio provvede alla realizzazione di un modello in cui i transfert vengono collegati da resina pronti non solo per essere provati, ma soprattutto per essere collegati in bocca, come da nostro consolidato protocollo (fig. 9). Come si evince, trattandosi di più impianti, la nostra scelta è per l’impronta analogica, che ci consente di ottenere quella precisione imprescindibile soprattutto in questi lavori e che allo stato attuale non è realizzabile con un’impronta digitale. Con questa certezza abbiamo realizzato una struttura passivizzata in zirconia in digitale, su nostro progetto in ceramica stratificata anche della parte ortopedica mancante, evitando così di ritrovarci tra le mani una struttura in zirconia frutto di “libreria digitale”. A tal proposito, ci preme sottolineare l’esistenza di due scuole di pensiero per la realizzazione della parte ortopedica mancante: una che si avvale del composito e l’altra della ceramica. Ovviamente, contestualmente alla consegna del manufatto protesico fisso, sono state eseguite le estrazioni degli ottavi superiori, utili per gli appoggi della protesi mobile. Nelle figure 10, 11, 12 e 13 il paziente al termine della riabilitazione.
Conclusioni
La moderna implantologia, per preservarci dalle complicanze, soprattutto con l’utilizzo della zirconia, non può prescindere dallo studio iniziale del caso, con la formulazione di un progetto ideale clinico e di laboratorio che soddisfi le esigenze estetiche e funzionali di paziente e operatore, posizionando gli impianti in modo funzionale, paralleli (distribuzione degli spazi e volumi consentono una normale igiene quotidiana e facilitano le fusioni di laboratorio nel rispetto della biomeccanica implantare) e tecnica chirurgica di inserimento che non segua la moda.
Bibliografia
1. Luciano Malchiodi. Chirurgia implantare. Ed. Martina, 2006.
2. Giano Ricci. Diagnosi e terapia parodontale. Ed. Quintessenza, 2013.
Autori



Da sinistra: Andrea Caporaso, libero professionista a Montesarchio (Benevento); Michele Tirone, studente di odontoiatria presso l’Università UAX di Madrid; si ringrazia per la protesi l’amico “maestro” in arte odontotecnica, Peppe Zuppardi di Napoli

Andrea Caporaso
Libero professionista a Montesarchio (Benevento)