L’Associazione dei dentisti olandesi (Nmt) ha recentemente promosso uno studio relativo alla consapevolezza dei rischi di trasmissione delle infezioni per via sanguigna da parte degli odontoiatri, come parte di un programma nazionale per promuovere la sicurezza.
Se ne parla nell’ultimo numero del 2012 di Community Dentistry And Oral Epidemiology, in cui si delinea l’offerta odontoiatrica nei Paesi Bassi. Sono molti i punti di contatto con il nostro Paese, a partire dal fatto che, in gran parte, i dentisti lavorano in studi privati: 6.296 su un totale di 8.241 professionisti, che servono 16 milioni e mezzo di abitanti.
In seguito alla crescente preoccupazione riguardo al rischio di infezioni attraverso l’esposizione accidentale al sangue, la Nmt ha costituito da qualche anno un centro di counseling, a cui i dentisti segnalano gli incidenti e ricevono informazioni e supporto. È proprio questo centro ad aver avviato un sondaggio esteso a un campione di 1.142 odontoiatri, allo scopo di identificare i fattori di rischio per questo tipo di incidenti. Condotta attraverso Internet, l’indagine ha avuto solo il 34% di risposte, tuttavia un’analisi ha mostrato che la composizione dei dentisti che hanno aderito era rappresentativa della realtà complessiva nazionale e offre spunti interessanti anche al di fuori dei Paesi Bassi.
Nel corso di un anno, al centro di counseling sono stati riportati quasi 400 incidenti, mentre il sondaggio ha mostrato che circa il 45% degli incidenti non è stato segnalato.
Ne risulta che incidenti si sono verificati mediamente in un caso su tre e che hanno coinvolto in misura simile i dentisti e gli altri membri dello staff. La percentuale di incidenti gravi è stata del 16%, con il rischio di infezioni da epatite B, epatite C e Hiv.
Riguardo alla prevenzione dell’epatite B, sia il sondaggio che le segnalazioni al centro hanno mostrato che non c’è una copertura vaccinale ottimale, nonostante il fatto che in Olanda la vaccinazione per i professionisti a rischio sia obbligatoria. Gli autori ne derivano dunque la necessità di una supervisione più efficace.
Un altro problema è la segnalazione tardiva degli incidenti: per minimizzare il rischio di infezione da Hiv c’è la possibilità di seguire una profilassi immediatamente successiva all’esposizione, ma l’8% delle persone che sono state ferite non ha potuto ricorrervi perché ha riportato l’incidente più di 48 ore dopo che si era verificato.
La procedura a maggior rischio risulta essere la somministrazione degli anestetici. Scalpelli ed elevatori odontoiatrici sono spesso implicati negli incidenti ad alto rischio (17% dei casi), che sono anche causa di notevole ansia e preoccupazione. «Purtroppo – denunciano i ricercatori olandesi – molti strumenti acuminati utilizzati in odontoiatria non hanno un design orientato a garantire la sicurezza, così la prevenzione deve essere attuata attraverso la ricerca di strategie di lavoro più sicure».
I dati emersi dallo studio olandese sono sovrapponibili a quelli di altri pubblicati in letteratura che avevano fotografato la situazione in Gran Bretagna, negli Stati Uniti e in Australia ed evidenziano un rischio generalmente sottovalutato, insieme alla necessità di una maggiore informazione riguardo alle possibilità esistenti per ridurli al minimo.