Il paziente, maschio di 65 anni, viene alla nostra attenzione inviato da un collega, il quale, dopo aver scrupolosamente raccolto tutta la documentazione, è giustamente preoccupato per i rischi legati alla situazione orale.
Da quanto fornito, il paziente risulta da poco operato per sostituzione valvola aortica, con successiva endocardite.
La certificazione attestante l’idoneità all’intervento di cardiochirurgia era stata redatta da clinica privata croata, presso la quale, quattro anni fa, aveva effettuato la riabilitazione implantoprotesica. Grazie a una scrupolosa igiene orale, la situazione orale clinicamente è apparentemente buona, pur essendoci molte recessioni e alcune tasche.
Dalla radiografia panoramica però appare chiara ampia radiotrasparenza con margini sfumati che interessa le radici di 35 e 36 e sospetto granuloma all’apice di 12, note di perimplantite, oltre ovviamente alle già accennate recessioni ossee sia orizzontali che verticali.
Viene prescritto anche Dentalscan per meglio definire i rapporti con l’alveolare inferiore. Essendo la situazione più critica in S4, viene deciso di iniziare da tale sestante. Con l’U.o.c. Malattie Infettive si concorda essere sufficiente l’usuale profilassi con amoxicillina. Comunque, per maggiore precauzione, viene prescritta amoxicillina clavulanata 1c x3 con l’accortezza di assumere una doppia dose un’ora prima dell’intervento.
Previa anestesia con mepivacaina si procede a scollare lembo a tutto spessore senza scarichi, da 33 a 38 sia vestibolare che linguale; individuato e messo in protezione il mentoniero, vengono estratti 35, 36 e 37. Con difficoltà viene clivato il presunto granuloma cistico che viene inviato a istologia. Si regolarizza la cresta ossea e si sutura riassorbibile a chiudere.
Al paziente vengo fornite tutte le istruzioni del caso e il numero di un cellulare sempre attivo per eventuali problemi. Ottimo il decorso post operatorio.
L’esame istologico confermava la natura infiammatoria: “frammento di tessuto di granulazione infiammatorio”.
Ora si può passare ad analizzare il certificato di idoneità all’intervento recitante: “rarefazioni ossee in corrispondenza dei denti 35 e 36. Riscontrata inoltre insufficienza parodontale…” e ancora “non si riscontrano processi infiammatori…”, per poi concludere “Non si notano controindicazioni per l’intervento cardiochirurgico proposto”.
È palese la contraddizione tra la prima e le altre due frasi, quindi o l’estensore non aveva ben chiaro il significato di rarefazione ossea o non conosceva la lingua italiana. In ogni caso quel certificato ha esposto a un grave rischio la vita stessa del paziente.
In conclusione, qualora ve ne fosse ancora necessità, questo case report è un’ulteriore testimonianza clinica dell’importanza di una corretta valutazione odontoiatrica e, qualora necessaria, successiva bonifica prima di interventi di cardiochirurgia o di trapianti.

Giorgio Tiozzo
ULSS1 Belluno, responsabile per la branca di odontoiatria
la morale di questo caso è lampante: dobbiamo cercare di venire incontro il più possibile ai nostri pazienti, anche dal punto di vista economico, per non farli andare a rischiare la salute orale e generale con cure a basso costo in paesi dell’est Europa