L’evoluzione dei compositi e la ricerca clinica sulle tecniche di adesione e stratificazione, ha permesso di utilizzare materiali evoluti con caratteristiche eccellenti sia dal punto di vista biomeccanico che estetico. La micro-invasività della conservativa diretta unitamente alle richieste estetiche, accompagnate sempre più spesso dalla richiesta di trattamenti a costi contenuti, pongono le condizioni ideali per riabilitazioni tramite restauri diretti estesi.
Il caso descritto riguarda la riabilitazione completa del settore III, trattato in precedenza con dei compositi senza il rispetto delle corrette procedure di isolamento, adesione e stratificazione. Come risultato finale il paziente lamentava principalmente una sensibilità postoperatoria unitamente a una insoddisfazione estetica e funzionale per la mancanza di un corretto punto di contatto tra il 36 e il 37, che causava fastidiosi ristagni di cibo alla fine di ogni pasto.
Il primo step è stato il corretto isolamento del sestante da trattare tramite l’applicazione della diga di gomma. Questo strumento, che proprio quest’anno compie 150 anni di vita, ci permette di operare in una situazione molto confortevole: per l’operatore, in quanto consente un’ottima visibilità e per il paziente, ponendolo al riparo da ingestioni indesiderate di materiale o di strumenti.
Sono stati rimossi i restauri eseguiti precedentemente che sia all’esame obiettivo che radiografico risultavano infiltrati. Si è proceduto con la rimozione delle porzioni cariate sottostanti, seguita da una rifinitura delle cavità con l’ausilio di frese diamantate a grana fine e degli inserti diamantati per manipolo sonico.
L’adesivo utilizzato, Adhese Universal (Ivoclar-Vivadent), appartiene alla nuova categoria dei cosidetti “Universal”, in grado di agire con tre modalità: come self-etching puro, sia sulla dentina che sullo smalto; con la tecnica selective-etching, dove viene mordenzato solo lo smalto, mentre la dentina viene trattata come self-etching; con la tecnica total-etching, dove viene mordenzato sia lo smalto che la dentina con tempi differenziati (30 secondi il primo e 15 secondi la seconda).
La tecnica prescelta per questo caso è stata quella del total-etching con applicazione di un unico apporto di adesivo che, come si vede in foto, dopo la polimerizzazione lascia un aspetto lucido della dentina, ben penetrata dall’adesivo ma senza zone con eccessivo spessore dello stesso.
Si procede con l’applicazione di uno strato di composito flowable dello spessore di circa 0,5 mm sull’intera cavità e lo si polimerizza per un tempo di almeno 30 secondi.
Il passo successivo è la trasformazione delle cavità da II classe in I classe grazie alla realizzazione delle pareti prossimali con l’ausilio delle matrici sezionali, che ci consentono di stampare il composito dandogli una forma e una lucidità che ridurranno al minimo le fasi di rifinitura.
Il riempimento finale delle cavità si otterrà con una successione dapprima di masse dentina stratificate prima in modo orizzontale e poi obliquo fino a due millimetri circa dalla superficie occlusale, anticipando già quelle che saranno le forme delle creste triangolari finali che comporranno la superficie occlusale. Queste ultime saranno realizzate una alla volta onde facilitare il conferimento della corretta forma occlusale finale, con degli incrementi obliqui di solo smalto.
La fase finale di rifinitura e lucidatura consisterà solo nel raccordare il composito con le parti di dente non preparate utilizzando come primo passaggio a livello occlusale delle frese multilama in carburo di tungsteno a 20 e a 30 lame, seguite dai gommini marroni per amalgama, dai gommini verdi, infine dagli spazzolini da brillantatura con polish. Per le zone convesse sono invece consigliati dei dischetti abrasivi che tagliano solo da un lato a grana decrescente.
Seguendo un protocollo semplice ma rigido come quello proposto si riescono ad ottenere dei restauri diretti, anche complessi, che soddisferanno i tre cardini fondamentali delle ricostruzioni: colore, forma e funzione.

Sandro Pradella
Libero professionista in Eremo di Curtatone (Mantova)
complimenti per il caso,sptt i supercolori nei solchi.Qualche domanda piu’ che altro commerciale:
– marca frese multilama (20/30)
-xche’ gommini marroni-verdi da amalgama?
-che tipo di spazzolini (materiale) con polish?
-.microbrush con gambo in metallo ?
grazie.
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Caro collega
scusa se Ti rispondo solo ora, cercherò di essere esaustivo alle Tue domande:
– le frese multilama in carburo di tungsteno sono della Komet, ad anello giallo (20 lame) e quelle ad anello bianco (30 lame)
-solamente i gommini marron sono da amalgama e sono sempre i Komet con gambo da turbina, mentre quelli verdi sono per i compositi: Astropol Ivoclar-Vivadent
– gli spazzolini sono quelli rotondi in pelo di capra, morbidi, sporcati con la pasta bianca che in laboratorio usano per lucidare le resine.
– i microbrush non sono di metallo ma sono aghi particolari con le setole sulla punta. Questi aghi vanno montati direttamente sulla punta della siringa che contiene l’adesivo.
Spero di essere stato chiaro ed esauriente, se hai altri dubbi non esitare a pormi altre domande.
Grazie a Te .