Una procedura non invasiva e senza dolore per il paziente, in grado di restituire un’estetica del sorriso soddisfacente, è a mio giudizio la combinazione di Laser Er:Yag e faccette in ceramica pressofusa di disilicato di litio.
Si tratta di una particolare ceramica di disilicato di litio con determinate caratteristiche di durezza e resistenza visto il minimo spessore ottenibile di circa 0,3-0,4 mm, con 20 anni di studi clinici, (ricordiamo le Lumineers, per esempio).
Sono delle sottilissime faccette in ceramica integrale pressofusa, spesse come lenti a contatto, che permettono di migliorare radicalmente un sorriso in modo completamente indolore e senza la classica preparazione protesica se non, dove necessari, piccolissimi ritocchi comunque fatti sempre a livello dello smalto, sfruttando la precisione dell’Er:Yag, che non necessitano alcuna anestesia.
Questo metodo elimina l’esigenza di anestesia, filo retrattore, le faccette non vengono posizionate sotto il margine gengivale, e provvisori; inoltre non si ha nessuna sensibilità’ post operatoria e il procedimento è al 100% reversibile.
Questa è la soluzione permanente in tutti quei casi in cui l’individuo è insoddisfatto del proprio sorriso a causa di discolorazioni oppure è insoddisfatto della forma dei propri denti o non li ha ben allineati e non vuole andare incontro a lunghe e dolorose sedute dal proprio dentista ed essere sottoposto ad anestesie per nulla confortevoli.
I sorrisi più belli si ottengono quando vengono trattati più denti, possibilmente premolari compresi, 8, 10 faccette danno un risultato ottimale con un sorriso molto più estetico e attraente.
Se eseguita sull’arcata superiore, con questa metodica in sole tre sedute, massimo quattro, il sorriso migliora in modo completo e indolore, con risultati permanenti nel tempo.
Le indicazioni sono: malocclusioni, denti irregolari, incrinature e scheggiature diffuse, pigmentazioni eccessive di qualunque origine, diastemi, corone antiestetiche, alterazioni della dentatura, diffuse otturazioni in composito. Non sono descritte particolari controindicazioni.
Procedura clinica
L’Er:Yag utilizzato è il Fidelis Plus della Fotona, con manipolo con vetrino non a contatto utilizzato a bassa fluenza con impulsi di 100 microsec e 5 Hz di pulsazione.
Il procedimento comprende una prima visita in cui il dentista prende le impronte delle arcate del paziente e si decide in quale modo si vuole migliorare l’aspetto del sorriso analizzando la forma esistente o desiderata e il colore; quindi si mandano le impronte al proprio tecnico che sviluppa dei modelli in gesso con delle faccette in cera fatte su nostra indicazione per far vedere al paziente il sorriso che verrà con accettabile previsione.
Ceratura arcata superiore
In un secondo appuntamento vengono eseguite con l’Er:Yag, in modo da sfruttare la sua precisione di profondità erosiva rimarcando la poca invasività della metodica, delle piccole modifiche, assolutamente nello smalto, richieste dopo la ceratura per facilitare l’applicazione definitiva e per necessità di occlusione, poi viene presa una impronta di precisione delle arcate, una masticazione in cera, la scelta del colore, e, in ultimo, si fanno le foto del caso. Il tutto viene poi inviato al laboratorio specializzato.
Una volta arrivate in studio – in terza seduta le faccette vengono provate anche per controllare il colore del cemento da utilizzare – viene utilizzato l’Er:Yag per fare delle micro ritenzioni nello smalto e, infine, cementate per mezzo di un efficace metodo adesivo. L’adesione avviene tra lo smalto del dente naturale e la faccetta in ceramica e questo tipo di adesione è molto più resistente e affidabile rispetto all’adesione della dentina.
Questa è la seduta più lunga e delicata in quanto occorre posizionare le faccette una per volta con molta delicatezza visto il minimo spessore; ci si aiuta con un particolare e dedicato strumento che, facendo un leggero vuoto, permette di prendere la faccetta, riempirla di cemento e posizionarla in bocca senza mai toccarla con le mani dopo aver fatto il pretrattamento, fondamentale per la corretta adesione. Dopo il posizionamento viene eseguita la pulizia del cemento in eccesso e si prosegue con le altre fino al completamento dell’arcata. Se c’è una seconda arcata da mettere, in genere l’inferiore, io preferisco fare una ulteriore seduta che proseguirà come la precedente.
Una ultima seduta sarà necessaria per rifinire ulteriormente l’eccesso di cemento e controllare la masticazione se ci sono residui o bordi che interferiscono.
Conclusioni
Alla luce della mia esperienza penso che questa metodica, con corretta indicazione, sia una ottima scelta per ottenere in breve tempo e senza particolari problemi, vista la poca invasività dell’intervento e la sua totale reversibilità. Il risultato finale è un sorriso armonioso e del colore che si è scelto, con una durata nel tempo decisamente lunga.
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Rosario Brancati
Dentist, MD , MSc Docente di laser e nuove tecnologie al master di II livello in Medicina Estetica e del Benessere, università di Pavia
Mi chiedo come un docente possa pubblicare un caso simile. pessima la documentazione (ceratura incompleta del 21, fotografie con apribocca visibile, ecc.). L’orrore continua non considerando le cause che hanno portato ad una condizione di abrasione dentale che se affrontate con la sola riabilitazione estetica ( estetica?), senza un opportuno studio del caso e montaggio in articolatore con valutazione e probabile aumento della dimensione verticale, previa temporizzazione (ed eventuale elettromiografia). E’ necessario chiedersi perché il paziente è giunto in studio in queste condizioni ed è altrettanto imprescindibile un’approccio gnatologico, prima di ogni valutazione estetica. Per non parlare del contorno e della morfologia coronale, assolutamente insoddisfacenti. Per ottenere dei buoni risultati qualsiasi metodologia può essere utile ma non basta la tecnologia per fare un bravo dentista. Questi articoli fanno male all’odontoiatria italiana.
Caro collega,
ha ragione quando mi obbietta la ceratura sbeccata, che comunque non inficia l’obbiettivo dell’articolo, ma sul resto mi permetto di dare alcune spiegazioni.
Il paziente non aveva alcun disturbo articolare, scrosci, click o altro, le abrasioni che si osservano nella foto specifica non sono da bruxismo, ma riguardano la lieve abrasione dello smalto, eseguita con l’erbio e poi regolarizzata con una pietra, necessaria all’apposizione delle faccette in modo da non avere interferenze con la masticazione.
Certo sull’estetica della morfologia se ne potrebbe discutere, ma dalle proposte fatte al paziente in seguito alle cerature eseguite siamo giunti a quella che non necessitava di alcuna modifica o metodica invasiva e che poteva dare un miglioramento dell’estetica per il paziente stesso.
Non sempre nei nostri studi siamo nelle condizioni di eseguire quello che riteniamo sia la migliore terapia, ma dobbiamo confrontarci anche con esigenze dei pazienti che per vari motivi non possono o non vogliono affrontare costi, impegni di tempo e terapie maggiormente invasive, ovviamente nei limiti di una odontoiatria che segua sempre i principi di correttezza diagnostica e adeguata terapia.
Concludo e la saluto dicendo che fare articoli per i colleghi è utile a tutti anche a chi li fa in modo da confrontarsi sempre per migliorarsi e ritengo utili anche cose di “quotidianità” che possano comunque fare accendere idee nuove.
P.S.
Metta il suo nome e cognome la prossima volta, grazie
Egregio Collega,
penso che quando un professionista descrive un caso il rigore scientifico, a maggior ragione se ricopre un ruolo didattico, sia d’obbligo (mi riferisco, ad esempio, all’iconografia che sarebbe stato facile migliorare, ritagliando le immagini ed uniformandone le proporzioni).
Venendo alle sue considerazioni io non ho messo in dubbio che il paziente fosse asintomatico ma solamente che le informazioni date dalla dentatura residua del paziente non fossero state pese in considerazione. Quando parlo di abrasioni non mi riferisco alle preparazioni da lei effettuate con l’erbio ma alle faccette d’usura presenti ad esempio sugli incisivi superiori e inferiori. La perdita delle proporzioni indica che il paziente, anche se non bruxista, Ha perso la propria dimensione verticale originaria (non è la sede per valutarne le cause ma mi permetta di darle per acquisite). Risulta chiaro quindi che l’assenza delle guide anteriori sconsiglierebbe di affrontare un caso estetico senza un’adeguato aumento della dimensione verticale, come Peter Dawson spiega mirabilmente nel suo “Occlusione funzionale. Dall’ATM al progetto del sorriso”, ottenuto e testato con qualsivoglia metodologia. Per quanto attiene a quelle che appaiono giustificazioni sull’estetica insoddisfacente, convengo con lei che le condizioni economiche contingenti spesso ci portino ad operare compromessi nella pratica clinica quotidiana, resto dell’idea che pubblicare un caso significhi avere come riferimento l’eccellenza. Questo articolo avrebbe potuto avere un senso con un altro titolo: “Compromesso economico, estetico e funzionale in paziente poco abbiente con discromia dentale”. Ma lei mi insegna che esistono metodiche(CEREC, COMPONEER, ecc) sicuramente ancora più economiche per ridare un sorriso ai pazienti. A questo proposito mi riprometto di pubblicare uno dei tanti casi da me risolti applicando protocolli e metodiche meno dispendiose per i nostri pazienti.
P.S.: in quella sede, per quanto non ne veda la necessità, dato che il confronto si fa sui contenuti e non sui titoli, conoscerà anche il mio nome.
Un saluto
Caro collega,
convengo con lei in tutto a riguardo del rigore scientifico, docente o meno che sia chi scrive un articolo, ma dato il compromesso richiesto a cui dovevamo attenerci, non si è potuto interpellare l’ortodontista che certamente avrebbe meglio valutato, nelle sue competenze, il caso in oggetto.
La mia risposta non vuole essere una giustificazione sterile e inadeguata, vista la documentazione, ma semplicemente, essendo il mo campo l’utilizzo del laser in odontoiatria, desideravo mettere in evidenza come il laser ad erbio può tornarci utile anche dove meno , almeno per il momento, è stato usato ovvero nel condizionamento di elementi dentali e delle faccette in silicato da utilizzare e questo ha determinato una facilitazione e una condizione di minor invasività che giustifica l’utilizzo di detto laser con la metodica di questo tipo di faccette , infatti il titolo dell’articolo mette in evidenza proprio questo punto.
Ad ogni modo , a mio avviso, anche questa discussione ha sortito un benefico effetto a chi legge, infatti ciascuno potrà leggerla dal proprio retroterra culturale e trarne conclusioni importanti per la propria crescita professionale.
Grazie
Caro Brancati,non posso esimermi d’aver scoperto, grazie a te il vero fairplay.
Un caro saluto e complimenti.
Aldo