«L’acqua dei riuniti può essere, in linea teorica, responsabile di infezioni respiratorie da patogeni opportunisti in individui particolarmente suscettibili; il livello di rischio stimato è, tuttavia, ampiamente nei limiti del rischio accettabile». A scriverlo sono gli esperti del ministero della Salute sul quaderno della Salute del 2011 dedicato all’odontoiatria («Odontoiatria di comunità: criteri di appropriatezza clinica, tecnologica e strutturale»).
Il tema delle infezioni da patogeni all’interno dello studio odontoiatrico torna alla ribalta delle cronache con sorprendente ciclicità, in particolare riguardo alla Legionella. «Il problema della Legionella è insito nella quotidianità ma non è una priorità odontoiatrica» ha dichiarato Alberto Libero, segretario sindacale nazionale Andi, l’associazione che ha recentemente attivato un apposito gruppo di lavoro sul “problema” Legionella. L’obiettivo del gruppo di lavoro Andi sarà quello di dare delle indicazioni sulle attività da adottare, vista la carenza di norme specifiche, per prevenire il rischio di contagio, sia per gli stessi operatori che per i pazienti, e di definire con chiarezza la percentuale di rischio all’interno degli studi odontoiatrici.
«A volte la cronaca ha associato lo studio odontoiatrico a presunti casi di infezione ma i rischi di contagio sono estremamente minimi Ð spiega Libero Ð. Dobbiamo quindi chiarire alle istituzioni ma anche ai media che molto spesso noi dentisti siamo i potenziali “unti” e non gli “untori”. Dobbiamo spiegare che è più facile contrarre la Legionella, ormai quasi ubiquitaria nelle condotte idriche comunali anche se in concentrazioni tali da non provocare patologia, facendosi una doccia soprattutto nella casa delle vacanze chiusa per mesi o in piscina, piuttosto che andando dal dentista».
Sebbene i rischi all’interno dello studio, come sottolinea Alberto Libero, siano Çminimi e inferiori a quelli individuati nelle abitazioni private o in altre strutture come ospedali, hotel o piscineÈ, non sono comunque pari a zero e vale sicuramente la pena non abbassare la guardia e mettere in atto tutte quelle pratiche utili a ridurre ulteriormente il rischio.
Come spiegato dagli esperti del ministero della Salute, i metodi a disposizione per il controllo dell’acqua dei riuniti vanno dalla filtrazione all’utilizzazione di acqua sterile, alla disinfezione continua o intermittente dei circuiti idrici. Comunque, per ognuno di questi metodi manca qualsiasi evidenza scientifica di una riduzione del rischio di infezione da patogeni respiratori opportunisti. È comunque buona norma effettuare cicli di disinfezione dopo un lungo periodo di inattività lavorativa durante la quale il biofilm (la carica microbica presente sulle pareti dei depositi idrici) si è accumulato.
In merito al tipo di disinfettante, poiché ne esistono diversi in commercio, conviene affidarsi ai prodotti consigliati dal produttore dei riuniti odontoiatrici per evitare un danneggiamento delle attrezzature.
Il cosiddetto flushing, la fuoriuscita di acqua a vuoto dagli strumenti per 3-4 minuti prima di cominciare l’attività e per 30 secondi tra un paziente e un altro, non ha alcun effetto sul biofilm, ma provoca una riduzione sensibile dei batteri sospesi in acqua in fase planctonica. Considerando che sono proprio i microrganismi in fase planctonica (come Legionella o Pseudomonas) a fuoriuscire dagli strumenti odontoiatrici e contaminare paziente, operatore e ambiente, il flushing, secondo il ministero della Salute, «si può considerare come una procedura sufficientemente efficace e dettata dal buon senso».
Andrea Peren
Giornalista Italian Dental Journal