Un paziente di 25 anni in buono stato di salute generale è inviato dal proprio odonotoiatra al fine di diagnosticare una neoformazione all’interno del cavo orale comparsa da pochi mesi (fig. 1). All’esame obiettivo intraorale si evidenzia un buon livello di igiene orale, sono presenti poche cure dentarie di tipo restaurativo e la dentizione permanente è completa. Le mucose sono indenni da alterazione di forma o colore. Sollevando la lingua del paziente in corrispondenza delle caruncole sottolinguali al di sopra della linea mediana del ventre linguale si osserva una neoformazione esofitica.
La lesione è di circa 1 cm di diametro, rotondeggiante e con base d’impianto sessile, l’aspetto è irregolare e la superficie si presenta verrucosa. I bordi della lesione sono netti e si distinguono perfettamente dalla mucosa circostante, il colore è molto simile a quello della mucosa orale.
Il paziente non lamenta alcuna sintomatologia dolorosa ma solo una fastidiosa sensazione di ingombro. La palpazione dei linfonodi del collo è negativa.
Il caso clinico è stato trattato chirurgicamente per mezzo di una biopsia escissionale della lesione. Il referto pone diagnosi di papilloma squamoso. Questa lesione è conseguenza di una crescita papillare e verrucosa dell’epitelio orale, ha caratteristiche di benignità ed è la più diffusa tra le lesioni papillari della cavità orale. Molti autori hanno dimostrato che una possibile causa è il virus del papilloma umano (HPV). La lesione si localizza a livello del ventre linguale, al confine con il pavimento orale, immediatamente al di sopra delle caruncole sottolinguali. La letteratura suggerisce l’escissione chirurgica come trattamento risolutivo e si procede quindi all’asportazione della lesione. Previa infiltrazione di una piccola quantità di anestetico (fig. 2), si ancora il corpo della lesione con una sutura in seta 3/0 (figg. 3, 4). Questo accorgimento determina il sollevamento della lesione e agevola il chirurgo nella esecuzione della incisione primaria (figg. 5, 6).
A fine intervento si osserva il letto vascolare al di sotto della lesione estremamente allargato a causa della trazione da parte della mucosa linguale sui lembi della ferita. Il campo operatorio è praticamente esangue grazie all’adrenalina contenuta nell’anestetico e alla delicata manovra chirurgica di incisione, perfezionata nel rispetto dei piani anatomici sottostanti. Due punti di sutura staccati in seta 4/0 sono sufficienti per accostare i lembi (figg. 7, 8). Nel post operatorio è sufficiente l’utilizzo di un antibatterico ad uso topico (collutorio a base di Clorexidina 0,2%) e un analgesico al bisogno.

Silvio Celestino
Specialista in Chirurgia orale - Università di Milano, Unità operativa di patologia e chirurgia orale
Il caso è interessante. La lesione esofitica è caratteristica e vale la pena di ricordare che può ricomparire anche dopo l’escissione. In questo caso si può pensare di utilizzare il laser a CO2.