Caro direttore,
leggo con grande attenzione la sua rivista che ritengo una pubblicazione di grande rilievo per il mondo dentale. Nell’ultimo numero a pagina 6 c’è un articolo interno che, riferendosi al congresso Aio, riporta alcune considerazioni del professor Ivan Cavicchi, docente di sociologia, che dopo una serie di considerazioni da studioso “esterno al settore” conclude testualmente «…a vedervi dall’esterno, a leggere tutte le carte, mi sembra di capire ci sia una decadenza della professione».
La domanda è: noi dentisti come percepiamo la nostra professione? Domanda interessante poiché riguarda e coinvolge gli attori mentre nelle considerazioni del professor Cavicchi è lo spettatore che parla (al massimo il paziente che comunque, nel frattempo, è diventato un attore anche lui). Non trovo la nostra professione decadente, semmai in una situazione critica, ma a questo punto dovremmo parlare di tutte le professioni, anche di quelle al di fuori del mondo sanitario. La società civile sta conoscendo una crisi che molti sociologi definiscono di trasformazione da valori e istituzioni consolidate, a valori e istituzioni da ridefinire, in una società fluida, dinamica e talvolta non facilmente sotto controllo e prevedibile. La trasformazione è in atto ma, per favore, non la identifichiamo nella decadenza, considerando che all’interno dell’odontoiatria abbiamo uomini con risorse valoriali e intellettuali davvero di eccellenza.
Mauro Mazzocco