Durante la prima fase della pandemia, con accesso agli studi garantito solo per le emergenze, a fronte di disturbi del cavo orale lamentati dal 72% della popolazione, è andato in studio dal dentista solo il 10%. Un altro 10% è stato valutato in telemedicina
Più di dieci milioni di italiani hanno avuto problemi a denti e gengive durante il lockdown. A rilevarlo è una ricerca Key-Stone condotta per conto della Società italiana di parodontologia (Sidp), che ha provato a capire quale sia stato l’impatto del Covid sull’odontoiatria. La proiezione sui 2.000 intervistati (campione rappresentativo della popolazione italiana) porta quindi a una prevalenza dei disturbi del cavo orale nel 72% degli italiani in questa fase di confinamento domestico, alle prese in particolare con sanguinamento gengivale, dolore a denti o gengive e ipersensibilità (grafico 1).
Solo il 10% di queste persone però, quindi meno di un milione, si è recata fisicamente dal dentista (grafico 2), che in questa fase della pandemia garantiva l’accesso in emergenza dopo un indispensabile triage telefonico. Il motivo? Il 35% degli intervistati ammette la paura di un contagio in studio, mentre il 22% riferisce che l’appuntamento è stato negato dal proprio dentista a causa del lockdown: forse non si trattava di trattamenti indifferibili, unica situazione in cui era richiesto all’odontoiatra di intervenire sul paziente. Stesso esito per un altro 20% del campione che, nonostante i disturbi al cavo orale, non ha considerato necessario contattare il proprio dentista.
La lenta partenza della teleodontoiatria
E la telemedicina? Per la verità, poca. Solo il 10% degli italiani con disturbi dentali o gengivali ha avuto un consulto telefonico o via web con il proprio dentista. Un dato che un po’ sorprende, come si spiega? Poca conoscenza delle opportunità digitali di pazienti e dentisti o più in generale la mancanza di una cultura della telemedicina nel nostro paese? «Io direi che essenzialmente si tratta della carenza di software, applicazioni e strumenti adeguati – risponde Roberto Rosso, presidente Key-Stone –. Si è cominciato a parlare in modo più intenso di queste applicazioni in ortodonzia proprio durante il lockdown e anche in altri ambiti, come quello parodontale, siamo probabilmente agli albori, ma le potenzialità della teleodontoiatria sono davvero notevoli».
A questo proposito si pensi che in una ricerca effettuata da Key-Stone nel mese di maggio 2020 su un campione di circa 700 dentisti titolari di studio, solo il 6% dichiarava di aver adottato o di essere in fase di attivazione di applicazioni di teleodontoiatria e ben il 52% non sapeva di cosa si trattasse. Nonostante ciò, oltre il 35% dei dentisti è interessato ad attivare tali applicazioni e la quantità di scettici è inferiore al 10%. «Ci troviamo quindi in una fase di introduzione di queste tecnologie e applicazioni, con un’offerta da parte dell’industria e una conseguente adozione da parte degli studi odontoiatrici ancora in fase iniziale» analizza l’esperto.
I pazienti però la chiedono
Ma quanto la popolazione è effettivamente propensa a questa ipotesi di telemedicina in odontoiatria, magari guidata da un’App? A rispondere sono i risultati del sondaggio di Sidp e Key-Stone: «In questa situazione di momentanea carenza di proposta da parte dei dentisti, la domanda potenziale è invece straordinariamente sviluppata, e sviluppabile – riassume Roberto Rosso –. E proprio in questo senso la ricerca ci ha consentito di osservare un grande interesse: il 44% di italiani sono convinti che un’applicazione dedicata possa essere utile a mantenere sotto controllo la sua salute dentale, suggerendo delle procedure quotidiane di igiene orale da seguire» (grafico 3).
A seguito di un’altra specifica domanda, è inoltre emerso un alto consenso per ipotesi di semplici “visite a distanza” attraverso l’utilizzo del telefono per condividere fotografie o effettuare videochiamate. Rispetto a questa opzione, oltre il 40% si dichiara favorevole a questa opportunità, con un progressivo e strutturale aumento dell’interesse al crescere del livello di scolarizzazione (grafico 4). La percentuale dei favorevoli arriva al 66% per chi ha avuto un consulto a distanza durante il lockdown, avendo probabilmente superato il possibile scetticismo di chi non conosce tale modalità.
ODONTOIATRIA IN PANDEMIA: LO SCENARIO ECONOMICO PER IL 2021
Dopo il lockdown, magari passando per un teleconsulto, con quale spirito e con che esigenze i pazienti si sono ripresentati in studio? E come lo faranno in futuro, in questa lunga fase di convivenza con il virus? Anche a queste domande ha provato a rispondere il sondaggio di Sidp e Key-Stone: i dati dicono che, nonostante il 64% non metta in dubbio la sicurezza dello studio dentistico e la fiducia verso il dentista, non va trascurato un 36% che presenta timori per la propria incolumità, con un 22% che preferirebbe comunque rimandare la visita a data da destinarsi, a emergenza totalmente conclusa.
Negli ultimi mesi però abbiamo capito che questa attesa rischia di essere davvero lunga. Come gli studi dentistici possono prepararsi a una possibile crisi economica in autunno, con quale rimodulazione dell’offerta? «Occorre prepararsi non solo all’autunno, ma a un 2021 probabilmente anomalo e con un livello di domanda complessiva certamente ridotta – riflette Roberto Rosso, presidente Key-Stone –. Quindi la fase di “messa in sicurezza” dello studio dentistico non dovrebbe riguardare solo l’aspetto sanitario, ma anche quello finanziario. Occorre considerare che la crisi, se comporterà un calo della produzione, potrebbe necessitare di un ulteriore sforzo finanziario per sostenere i costi fissi dello studio dentistico. Non vorrei presentare una visione eccessivamente negativa, ma prudentemente credo che occorra non illudersi troppo dell’ottimo andamento dei mesi di giugno, luglio e agosto».
La situazione insomma se non è critica, è quantomeno preoccupante. «A causa del lockdown sono stati sospesi lavori che necessitavano di circa 50 giornate lavorative per poter essere smaltiti, ma lo stallo delle nuove visite avrà una sensibile ripercussione sulla produzione dell’ultima parte del 2020. Quindi – sottolinea Rosso – è fondamentale che tutti gli studi dentistici si dotino di uno strumento di controllo prospettico della gestione, il cosiddetto budget, attraverso il quale si possa valutare per tempo l’entità del fatturato previsto sulla base dell’andamento delle nuove visite e del numero e valore dei preventivi accettati. Solo “resistendo” in questa fase, che potrebbe protrarsi all’estate 2021, sarà possibile, nel frattempo, adeguare le attività organizzative, il marketing e la proposta di valore dello studio dentistico, affinché si possano cogliere le indubbie opportunità di sviluppo che certamente si presenteranno all’orizzonte».
Andrea Peren
Giornalista Italian Dental Journal