Il paziente D.M. di anni 56 giunge alla nostra osservazione per la perdita traumatica del 3.1 avvenuta da qualche tempo (fig. 1).
Si tratta di un paziente “di passaggio”, che per esigenze personali e lavorative si trova nella nostra città. Dispone di poche settimane per la riabilitazione relativa alla perdita dell’elemento dentale. Volendo accontentarlo, dopo una valutazione multidisciplinare considerando tempi e modi, optiamo per una soluzione intercettiva ricorrendo a un ponte Maryland bridge.
Per aumentare le percentuali di successo nel tempo, in attesa di terapia implantare presso il collega che ci ha inviato il paziente, decidiamo una preparazione minimale linguale con appoggio nel cingolo per una maggior stabilità del manufatto (figg. 2, 3 e 4). La chiusura marginale del manufatto protesico, eseguita dal laboratorio con particolare attenzione al dettaglio, ci ha garantito una durata nel tempo insperata. Ciò viene comprovato dal collega implantologo, che saggiamente ripropone l’intervento nel momento di un’eventuale decementazione del nostro restauro.
La scelta provvisoria si è dimostrata efficace oltre le nostre attese, dimostrando che esistono molte strade per raggiungere risultati soddisfacenti sia per il paziente sia per il professionista, specie quando si tratta di terapie intercettive (fig. 5).

Aldo Crespi
Libero professionista a Corsico (Milano)