
Emanuele Bartoletti
Scarsa preparazione del medico, tardivo riconoscimento delle complicanze e utilizzo di farmaci e filler di bassa qualità sono i principali motivi dell’aumento delle complicanze registrate dal Servizio ambulatoriale di medicina estetica del Fatebenefratelli di Roma
«La sicurezza è un fattore fondamentale per la medicina estetica, tanto più che noi trattiamo pazienti sani, che devono rimanere tali dopo il nostro intervento». Lo afferma il presidente della Società italiana di medicina estetica (Sime) Emanuele Bartoletti a Tabloid di Medicina Estetica. Tuttavia la sicurezza può diventare un problema: «purtroppo molti medici si sono buttati in questo campo senza una preparazione adeguata, solo perché la medicina estetica sembra non conoscere crisi ed è sempre molto richiesta dai pazienti. Si tratta a volte di medici con scarse prospettive lavorative, a volte anche di odontoiatri, che hanno aumentato l’offerta di trattamenti, spesso a prezzi troppo bassi per poter essere credibili».
Bartoletti, che dirige il Servizio ambulatoriale di medicina estetica dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma, fornisce qualche numero: «all’interno del Servizio ambulatoriale di medicina estetica del Fatebenefratelli abbiamo un servizio dedicato alle complicanze e nel giro di un paio d’anni abbiamo visto aumentare del 30-40% il numero dei pazienti che si presentano con problemi derivanti dai trattamenti effettuati. In molti casi vengono da noi perché ormai siamo diventati un centro di rifermento, ma certamente c’è anche una percentuale maggiore di eventi indesiderati rispetto a quello che si riscontrava solo poco tempo fa. È un momento piuttosto complicato – sottolinea l’esperto –. Bisogna prendere atto della situazione e cercare di convincere i colleghi che vogliono occuparsi di medicina estetica ad affrontare un percorso serio e specifico di formazione. Nello stesso tempo dobbiamo sensibilizzare i pazienti, affinché scelgano soltanto dei medici che abbiano fatto un percorso formativo dedicato e abbiano quindi una preparazione adeguata».
Ai pazienti Emanuele Bartoletti consiglia ad esempio di consultare l’elenco dei soci della Sime, pubblicati e liberamente consultabili: «nella nostra società scientifica possono essere soci ordinari solo i medici che hanno un percorso formativo adeguato, master o scuola quadriennale, e già questo fatto dà un’idea del livello di preparazione del medico. Inoltre, in alcune città come Roma, Milano e Napoli, all’interno degli albi degli ordini provinciali dei medici, esistono registri di medicina estetica, i cui iscritti hanno una preparazione certificata. Mentre in altre, come Palermo e Messina, esiste già la regolamentazione per l’istituzione di tali registri».
Attenzione alla qualità delle proposte formative
Un adeguato percorso didattico in medicina estetica può essere fatto seguendo il corso quadriennale di medicina estetica della fondazione Fatebenefratelli, patrocinato dalla Sime, o la scuola quadriennale di Milano, organizzata da Agorà. «Esistono poi diversi master universitari, di validità molto diversa tra loro – riferisce Bartoletti –: alcuni sono gestiti da direttori di cattedre di chirurgia plastica e dermatologia, specialità che condividono l’utilizzo di alcune metodiche con la medicina estetica, altri no; in certi casi sono addirittura tenuti in università che non hanno neppure la facoltà di medicina o, peggio ancora, telematiche. I master possono essere un grosso business e i medici che vogliono prepararsi in medicina estetica dovrebbero scegliere quelli che, già sulla carta, si presentano come più completi rispetto ad altri che sono invece soltanto operazioni di marketing delle università».
La gestione delle complicanze
Ma la complicanza è sempre dietro l’angolo, anche nei casi in cui la preparazione del clinico è adeguata. «La bravura del medico estetico non consiste nel fare bene le labbra o gli zigomi, ma nel saper conoscere, riconoscere e prevenire le complicanze – dice Bartoletti –. Il problema vero sono complicanze misconosciute. Come in tutti i trattamenti medici, le complicanze sono sempre dietro l’angolo e se non si conoscono è difficile prevederle e prevenirle. E spesso ci si accorge delle complicanze troppo tardi; se fossero intercettate per tempo, sarebbero molto più semplici da trattare, mentre se si arriva troppo tardi possono anche dare esiti permanenti. La tempestività e la conoscenza di come gestirle sono entrambi elementi essenziali». In ogni caso è fondamentale che ogni trattamento di medicina estetica sia preceduto da una fase diagnostica. «Coloro che si limitano ai trattamenti con filler e tossina botulinica non fanno medicina estetica nel vero senso della parola – dice il presidente Sime –. Quest’ultima implica un approccio complessivo: inizia con una diagnosi e prevede che il paziente venga accompagnato lungo tutto il percorso di trattamenti».

Nell’immagine, una delle più
classiche complicanze da filler
Il mercato parallelo dei filler
Ma l’attenzione va posta anche ai materiali, a quello che si inietta. «Fermo restando che i filler purtroppo si possono comprare anche via Internet e ci sono pazienti che addirittura se li iniettano da soli, c’è da segnalare un mercato parallelo a cui attingono anche certi medici poco seri – denuncia Emanuele Bartoletti –. Filler, ma anche farmaci come tossine botuliniche, vengono importati dalla Cina o da altri Paesi e costano pochissimo. Ma un filler è il risultato di processi di purificazione: se una fiala di acido ialuronico costa 20 o 30 euro c’è qualcosa che non va e probabilmente nei processi produttivi non è stato ben ripulito dall’agente crosslinkante che serve a rendere l’effetto più duraturo. Questo agente stabilizzante, o molte altre impurità, possono dare problemi se presenti in percentuali eccessive e se non sono stati rimossi in un processo di produzione adeguato. Questi prodotti di scarsa qualità possono produrre reazioni allergiche; a volte non vengono ben sterilizzati e possono anche dare infezioni. I medici – continua Bartoletti – devono stare molto attenti ai prodotti che usano e i pazienti a quello che viene loro iniettato. In generale, prezzi troppo bassi sono una spia di materiali scadenti. È importante che il paziente pretenda sempre dal medico un’etichetta del prodotto utilizzato; un medico corretto lo rilascia sempre e se non lo fa il paziente deve insistere. Uno dei grossi problemi che affrontiamo in ospedale è che troppo spesso il paziente arriva senza avere idea di cosa gli è stato iniettato; tra l’altro noi informiamo il ministero della Salute riguardo a tutte le complicanze che osserviamo da medical device, ma in certi casi non possiamo perché non sappiamo di quale prodotto si tratta».
Andrea Peren
Giornalista Italian Dental Journal