Sono sempre più frequenti i controlli di Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza negli studi dei medici estetici in cui contestano la non applicazione dell’Iva sulle prestazioni erogate. Tali contestazioni comportano una triplice richiesta ai medici e chirurghi estetici in riferimento alla quasi totalità delle prestazioni rese, ossia il pagamento dell’Iva, dei relativi interessi e la conseguente sanzione amministrativa.
Questa la notizia che giunge dal Collegio italiano delle società di medicina estetica, composto da Agorà, Sies e Sime. Il problema principale che viene sottolineato è il comportamento degli organismi di controllo, che non risulta univoco sull’intero territorio nazionale.
«La mancata applicazione dell’Iva alle prestazioni di medicina e chirurgia estetica non è da considerarsi un comportamento di tipo evasivo – sottolineano le società scientifche del Collegio –, ma piuttosto come la normale prassi consolidata, che si fonda su specifiche fonti sia di carattere normativo che giurisprudenziale».
Nello specifico si fa riferimento alla circolare n. 4/E del 28 gennaio 2005 dell’Agenzia delle Entrate che afferma: «le prestazioni mediche di chirurgia estetica sono esenti da Iva in quanto sono ontologicamente connesse al benessere psico-fisico del soggetto che riceve la prestazione e quindi alla tutela della salute della persona. Si tratta di interventi tesi a riparare inestetismi, sia congeniti sia talvolta dovuti ad eventi pregressi di vario genere, comunque suscettibili di creare disagi psico-fisici alle persone».
«La problematica legata all’Iva è sempre più diffusa e pregiudizievole, questa viene inoltre amplificata dal fatto che l’onere della prova ricade sul professionista: è colui che effettua le prestazioni che deve provare la destinazione di medicina estetica alla diagnosi, cura o alla guarigione di malattie o problemi di salute o al mantenimento e al ristabilimento della salute dei pazienti – continuano dal Collegio –. Molto spesso, inoltre, accade che, seppur in presenza di documentazione clinica completa, in fase di controllo tale documentazione venga ritenuta insufficiente nel dimostrare la natura e finalità delle prestazioni».
Per questo motivo Agora, Sies e Sime hanno elaborato un Position paper, in via di trasmissione a tutte le autorità di controllo amministrativo e non, che chiede in primis una sospensione dei controlli su base territoriale, ritenuti «pregiudizievoli e senza fondamento giuridico» e, di conseguenza, maggior chiarezza riguardo alla normativa e alla sua interpretazione, così da poter unificare le posizioni dei singoli uffici territoriali e porre fine alle divergenti pronunce giurisprudenziali.