Vantaggi e svantaggi delle tre possibili modalità di acquisto: acquisto, leasing finanziario e leasing operativo. La scelta va fatta non solo in base alle disponilità economiche ma anche alle caratteristiche della singola attrezzatura da acquistare
Aprire uno studio odontoiatrico oppure ampliarlo con attrezzature nuove significa affrontare un investimento molto impegnativo e il dentista deve confrontarsi con problematiche a cui certo non è stato preparato nel corso della sua formazione professionale.
Un esperto in materia è Fabrizio Donnini, dottore commercialista e revisore contabile a Massa Carrara, che di questo tema ha parlato anche in occasione di un convegno Ancad (Associazione nazionale commercio articoli dentali) tenuto qualche mese fa a Bologna. A lui abbiamo chiesto qualche indicazione pratica che possa essere d’aiuto in una situazione che quasi tutti gli odontoiatri si trovano ad affrontare nel corso della propria vita professionale.
Dottor Donnini, per un dentista alle prese con un investimento per il proprio studio, quali sono le possibilità?
Il dentista può procedere all’acquisizione delle attrezzature secondo tre modalità: l’acquisto diretto della proprietà, attraverso risorse proprie o ricorrendo a un finanziamento; il leasing finanziario, che rappresenta una forma alternativa per reperire i mezzi economici necessari, oppure il leasing operativo, formula più recente finalizzata ad acquisire la disponibilità del bene.
La modalità più tradizionale è l’acquisto. Per chi se lo può permettere, quali sono i vantaggi e quali gli svantaggi?
L’acquisto, che avviene mediante un contratto di compravendita, garantisce la piena e libera disponibilità del bene, ad esempio in ordine alla sua successiva vendita; per contro espone il proprietario ai rischi di danneggiamento, perdita e obsolescenza del bene.
È poi più impegnativo sotto il profilo finanziario perché richiede il pagamento immediato anche dell’Iva addebitata dal fornitore.
Ci spiega in dettaglio cos’è il leasing finanziario?
Il leasing finanziario è un contratto mediante il quale la società di leasing acquista da un fornitore la proprietà di un bene per poi concederlo in locazione all’utilizzatore per un tempo determinato e contro il pagamento di un canone periodico; al termine della locazione l’utilizzatore ha la facoltà di diventare proprietario del bene dietro versamento di un prezzo prestabilito, di regola inferiore al valore di mercato.
La scelta del bene, del fornitore e delle condizioni di acquisto è a esclusiva cura dell’utilizzatore.
L’operazione ha natura finanziaria, rappresentando nella sostanza una forma di finanziamento che consente di pagare in modo dilazionato l’acquisto di un bene; con possibilità peraltro di meglio adattarla alle proprie esigenze di liquidità, agendo su maxi-canone iniziale, durata del contratto e prezzo di riscatto.
La proprietà del bene rimane in capo alla società di leasing a scopo di garanzia; ma i rischi che ne derivano, inclusi quelli per eventuali vizi del bene, sono traslati sull’utilizzatore.
Il leasing è vantaggioso fiscalmente perché consente la deduzione dell’investimento in un tempo ridotto (fino alla metà) rispetto al periodo di ammortamento del bene acquistato; evita anche l’esborso dell’Iva sul prezzo del bene, essendo la stessa frazionata sui canoni periodici dovuti dall’utilizzatore.
Cos’è invece il leasing operativo e in cosa si differenzia dal precedente?
Il leasing operativo è un contratto stipulato direttamente con il produttore; l’utilizzatore ottiene il bene in locazione per un tempo determinato e contro il pagamento di un canone periodico; al termine del rapporto il bene è restituito, oppure sostituito con uno nuovo.
La finalità dell’operazione, diversamente dal leasing finanziario, è quella di acquisire la disponibilità di un bene, non la sua proprietà.
Da qui gli elementi distintivi dell’operazione: il canone è commisurato al valore d’uso del bene e non rappresenta il rimborso del suo prezzo; la durata del contratto è in funzione delle esigenze dell’utilizzatore, senza vincoli di durata minima; non è normalmente prevista la possibilità di riscattare il bene al termine del periodo contrattuale; l’utilizzo del bene è assistito da servizi di manutenzione e assistenza.
Fiscalmente i canoni sono deducibili in funzione della durata del contratto, senza imposizione di periodi minimi: i professionisti seguono l’ordinario criterio di cassa, a differenza dei canoni di leasing finanziario che sono invece deducibili per competenza.
Confrontando le tre opzioni, acquisto, leasing finanziario e leasing operativo, ci può elencare sinteticamente vantaggi e svantaggi?
L’acquisto consente di avere la piena e libera disponibilità del bene; per contro espone il proprietario al rischio di danneggiamento o perdita di valore del bene; richiede poi una disponibilità economica immediata o il ricorso a finanziamenti.
Il leasing finanziario è vantaggioso sotto il profilo fiscale. I flussi dei pagamenti possono poi essere meglio adattati alle esigenze dell’utilizzatore, anche considerando che le norme tributarie non richiedono più una durata minima del contratto; consente inoltre di finanziare il costo del bene per intero, Iva compresa. Rimangono in capo all’utilizzatore tutti i rischi della proprietà, sia pure la stessa venga acquisita solo al termine del contratto con il riscatto del bene.
Il leasing operativo assicura la disponibilità di un bene per il tempo necessario alle proprie necessità, senza dover impiegare risorse proprie o contrarre debiti e senza sopportare i rischi della proprietà; si adatta ai beni standardizzati e a rapida obsolescenza, così configurando uno strumento utile per avere una dotazione di attrezzature moderna e completata da servizi di assistenza a condizioni vantaggiose. Non incide sulle linee di credito bancario e ha un costo fisso e predeterminato per tutta la durata del contratto. Per contro non si adatta ai beni a ciclo di vita lungo o che devono essere costruiti su misura per l’utilizzatore; non consente di acquisire la proprietà del bene e la possibilità di disporne, né di usufruire di vantaggi fiscali collegati all’acquisto di un bene strumentale, quale ad esempio il super-ammortamento della Legge di Stabilità 2016.
Ci spiega l’incidenza dei beni strumentali negli studi di settore? In quest’ottica, cosa comportano e quali rischi/vantaggi hanno le tre opzioni precedenti?
I beni strumentali partecipano al calcolo dei ricavi congrui ai fini degli studi di settore attraverso il loro valore: per i beni di proprietà rileva il costo d’acquisto; per quelli acquisiti mediante leasing finanziario conta sempre il costo sostenuto dalla società di leasing per comprare il bene, anche dopo il suo riscatto da parte dell’utilizzatore; per i beni detenuti in forza di contratti di leasing operativo si fa riferimento al valore di mercato al momento dell’immissione nell’attività professionale.
Il trattamento dei beni strumentali è quindi omogeneo per le tre opzioni; conta infatti qual è il valore delle attrezzature che il professionista utilizza per produrre il proprio reddito, risultando ininfluente il titolo in base al quale sono possedute.
Si può poi rilevare che l’incidenza di un incremento della dotazione beni strumentali sugli studi del settore dentale non è elevato ed è generalmente decrescente all’aumentare del loro valore complessivo.
Renato Torlaschi
Giornalista Italian Dental Journal