Il movimento dentale ortodontico è molto diverso dal movimento fisiologico, perché produce una risposta biologica dei tessuti intorno ai denti, con conseguente rimodellamento del legamento parodontale e dell’osso alveolare. Il risultato è una risposta adattativa biochimica all’applicazione della forza ortodontica con la riorganizzazione della matrice intracellulare ed extracellulare, oltre a un cambiamento della vascolarizzazione locale. Questo a sua volta porta alla sintesi e al rilascio di acido arachidonico, fattori di crescita, metaboliti, citochine e vari enzimi. Biologicamente, non solo l’intensità della forza, ma anche la durata di questa e la risposta tissutale all’applicazione della stessa sono importanti ai fini del movimento dentale.
Molte ricerche si sono focalizzate sull’accelerazione del movimento ortodontico dei denti, a causa delle evidenti esigenze manifestate da clinici e pazienti. La durata del trattamento richiede un prolungato impegno da parte dei pazienti e può portare a possibili effetti collaterali irreversibili come il riassorbimento esterno della radice apicale, lesioni white spot e carie dentale.
Gli approcci che sono stati tentati per accelerare i movimenti ortodontici possono essere classificati come biologici, biomeccanici, fisici e chirurgici. In particolare, diversi studi sugli animali hanno valutato l’influenza di alcune sostanze biologiche sulla velocità del movimento ortodontico, dimostrando risultati favorevoli, ma questi dati non consentono deduzioni dirette applicabili clinicamente alle persone umane. Non è ancora chiaro quali sostanze possano influenzare in modo significativo la pratica clinica e, nonostante i risultati promettenti negli studi sugli animali, studi prospettici sull’uomo hanno riportato dati contrastanti.
Pertanto, un gruppo di ricercatori della University of Connecticut, negli Stati Uniti, ha deciso di indagare sistematicamente le più aggiornate prove disponibili in letteratura riguardo all’effetto della somministrazione di diverse sostanze biologiche sulla velocità di movimento dei denti ortodontici.
Come si legge su Progress in Orthodontics, sono stati identificati 11 studi clinici (sei randomizzati e cinque prospettici), che hanno fornito risultati interessanti, anche se del tutto provvisori ed estremamente limitati, evidenziando soprattutto la necessità di ulteriori ricerche. «Iniezioni locali di prostaglandina E1 e vitamina C hanno esercitato un’influenza positiva sulla velocità dei movimenti dentali ortodontici; la vitamina D ha mostrato effetti variabili. L’uso di plasma ricco di piastrine (Prp) e dei suoi derivati ha mostrato risultati incoerenti, mentre l’uso locale dell’ormone umano relaxina non ha mostrato effetti significativi».
Renato Torlaschi
Giornalista Italian Dental Journal