Nell’ottica di un approccio sempre più mininvasivo e nel preservare l’integrità dei tessuti, ci possiamo avvalere di metodiche che riducano l’infiammazione al fine di limitare l’invasività data dalla strumentazione non chirurgica. Tale strumentazione, in presenza di infiammazione, porta al danneggiamento dell’attacco epiteliale che in questa fase risulta più lasso (fig. 1). Ciò ci permette di ottenere un maggior attacco clinico in quanto l’attacco epiteliale non viene leso.
Il caso clinico di seguito presentato è l’emblema della salvaguardia dell’attacco epiteliale e connettivale durante la terapia strumentale non chirurgica.
Si presenta all’osservazione un paziente di 37 anni, fumatore, scarso mantenimento igienico domiciliare e familiarità alla malattia parodontale. All’esame obiettivo presenta una profondità di sondaggio (Ppd) di 14 mm disto vestibolare con sanguinamento ed essudato (fig. 2). Dall’esame radiografico (fig. 5) è apprezzabile un difetto verticale con lesione infraossea a tre pareti.
Visto il quadro clinico, il paziente è stato per prima trattato con sola terapia fotodinamica (Helbo, bredent medical) per ridurre l’infiammazione apicale; al successivo controllo a 20 giorni (fig. 3) otteniamo un guadagno di 2 mm, passando da 14 mm al T0 a 12 mm al T1. A questo punto, vista la riduzione dell’infiammazione, è stato possibile effettuare la terapia parodontale non chirurgica (Srp) associata a terapia fotodinamica Helbo (Pdt). Alla rivalutazione a 3 mesi, si rileva una Ppd di 7 mm (fig. 4), anche in questa e nelle successive sedute di mantenimento, il paziente viene ritrattato con Pdt.
Al controllo radiografico a 6 mesi (fig. 6) si incomincia a intravedere una remineralizzazione del difetto, evidenziato dalla presenza di corticale più netta. Per poter osservare il risultato finale, bisognerà attendere il controllo radiografico a 12 mesi.

Andrea Benetti
Igienista dentale, Prof. a.c. all'Università Cattolica di Roma e all'Università di Verona