La paziente rientra in un piano multidisciplinare. Si tratta di M. S. di anni 71 curata per una riabilitazione che prevede il mantenimento di 1.1 e 2.1 previo trattamento canalare per poi procedere alla loro protesizzazione.
Vogliamo analizzare in questo caso clinico la sola endodonzia dei centrali in cui l’intraoperatoria denuncia un clamoroso oltre apice con strumenti canalari di calibro non indifferente (45). Si tratta di un’evenienza da non cercare, specie con tale diametro, ma che nella pratica clinica può accadere, nonostante l’uso dei rivelatori apicali. Negarlo a priori sarebbe ingenuo. Tale evenienza, che agli inizi della professione può correttamente metterci ansia, non deve essere presa come invasione parodontale irreparabile.
Confortati dalla letteratura più recente, ci sentiamo di tranquillizzare i giovani colleghi che si affacciano all’endodonzia che potrebbero sconfinare nel parodonto con un certo timore. Come tutti noi ben sappiamo il fulcro della nostra battaglia endodontica è rappresentata dall’allontanamento batterico al massimo livello possibile, da qui diga obbligatoria, irriganti efficaci, detersione, sagomatura e riempimento tridimensionale.
L’invasione del parodonto non deve quindi essere interpretata come grossolano errore. Per onore di cronaca in passato era considerato tale e ancora oggi esiste un certo timore da parte di una piccola percentuale di colleghi. Le attuali scuole di endodonzia al contrario hanno ridimensionato tale sconfinamento dandogli una valenza completamente diversa (espulsione per offrire l’allontanamento dei detriti da parte del sistema immunitario). Cosa che ha anche sdoganato lo sbuffo di cemento canalare oltre apice.
Tutti noi, infatti, ci misuriamo con controlli a distanza nei casi di PCS oltre apice che si riassorbe in tempi variabili senza conseguenze cliniche.
Analogamente l’invasione temporanea con strumento canalare (ovviamente meglio se di piccole dimensioni) non comporta conseguenze cliniche, a patto che la condensazione con guttaperca sia rispettosa del margine di fine preparazione che come sappiamo può complicarsi all’aumentare del diametro apicale.
Quindi, se nella pratica clinica può capitare di invadere il parodonto con gli strumenti di verifica, premuriamoci di “chiudere” alla corretta lunghezza e monitorare con il classico follow-up che dimostrerà che gli insuccessi vanno ricercati altrove e non nell’over-filling.

Aldo Crespi
Libero professionista
Che vada lo strumento oltre apice durante la strumentazione può capitare,quello che non deve mai capitare che nella chiusura ci vada il cono o i coni oltre apice che come sappiamo a differenza del cemento non si riassorbono.