Il paziente F. V. di anni 54 giunge in studio con la corona di 3.6 compromessa. Dichiarando con serenità che al momento non è in grado di sostenere nessun tipo di esborso, ci chiede un rimedio provvisorio su quell’elemento.
I test di vitalità confermano lo stato di reattività pulpare, il paziente è anche molto collaborante, decidiamo così di andare controcorrente e di proporgli un restauro a ricoprimento in amalgama. Accetta di buon grado informandoci che valuterà terapie alternative in un prossimo futuro, la nostra opinione è che il restauro, se reggerà, lavorerà non poco.
Nonostante le numerose controversie, l’amalgama resta un materiale impiegato per molti anni prima di finire nei tormentoni svedesi e molti autorevoli autori, chiamati a giudicare il composto in anni non sospetti, si sono sbilanciati chiamandolo un ottimo prodotto e paragonandolo ironicamente al buon vino, che migliora con il tempo (ossidazione sigillante).
Ora non entriamo volutamente nella polemica amalgama sì o amalgama no, ma ci limitiamo a costatare che più di un collega, in particolari condizioni, si è fatto ricostruire un elemento posteriore con questo materiale.
Sdoganata, almeno in parte, la sua tossicità al sistema nervoso centrale e chiarito che le ricerche hanno ormai dimostrato che il mercurio, quando è legato alle altre componenti, è stabile e non si disperde se non in modo assolutamente trascurabile, e in ogni caso in modo inferiore di quanto introduciamo con gli alimenti, ci sentiamo autorizzati, date le sue caratteristiche, a ricostruire un elemento dentale dandogli l’aspetto di un onlay.
Ricerche recenti hanno poi dimostrato che pazienti con diverse otturazioni in amalgama non presentano valori di mercurio significativamente più alti, rispetto ad analoghe otturazioni in composito, né nelle urine né nel sangue. La prova è che mai Oms ha messo al bando l’amalgama, raccomandando di farne un uso attento sui bimbi e le donne in gravidanza.
Se ancora non si fosse compreso, mai siamo stati detrattori di questo materiale, che anzi apprezziamo per molte sue caratteristiche che i compositi, per quanto evoluti, non possiedono ancora, ma che raggiungeranno vista la progressione della ricerca. Nel totale rispetto di chi è lontano dalla nostra visione, ci faremo una ragione di chi la pensa in maniera opposta. Questo non significa che impieghiamo costantemente questo prodotto, ma rappresenta, in particolari condizioni come l’impossibilità di montare la diga, una alternativa da non scartare a priori.
Il risultato finale non è elettrizzante come certe ricostruzioni viste ai congressi di conservativa, non per falsa modestia ma per oggettivi motivi di precisione, tuttavia rappresenta una possibile alternativa per risolvere un’urgenza garantendo un ripristino morfo-funzionale anche se privo di valenza estetica.
Ultima considerazione che fa riflettere è che parlando con i giovani neolaureati emerge la loro curiosità per un prodotto che hanno solo sentito nominare.

Aldo Crespi
Libero professionista
Caro Aldo, i miei complimenti !
Lavoro bellissimo! Complimenti. Anch’io la penso come te sull’amalgama d’argento; purtroppo ci sono le mode, le correnti di pensiero…e anche le enormi pressioni economiche che condizionano la professione e anche la vita (vedi solo il problema delle vaccinazioni…!). Mi piacerebbe vedere, se ne hai, oltre quelle pubblicate, altre foto, soprattutto in riferimento alla ritenzione preparata sul moncone e al “montaggio” dell’amalgama (anello di rame? Cappetta di alluminio? Semplice matrice?). Ti scrivo la mia email: mauropon@libero.it.
Ciao.
Mauro
Caro Gianluigi,
apprezzo molto i tuoi complimenti sia perché vengono da te e anche per dare
un piccolo segnale di equilibrio alla demonizzazione del restauro in amalgama, che come scritto nel testo non deve essere frainteso ma compreso.
Un caro saluto e come sempre buon lavoro.
Aldo
Caro Collega,
concordo con quanto scrivi e apprezzo l’affinità del nostro pensiero, ti ringrazio e ti invierò dei casi di ricostruzioni in amalgama.
Ti anticipo che nei casi di M.O.D. usiamo semplici Auto Matrix altre volte Garrison, ci salvano i cunei per le parabole di contatto.
Un caro saluto e come sempre buon lavoro.
Aldo