
Giovanna Acito, igienista dentale, ha frequentato il Master di I livello in tecnologie avanzate nelle scienze di igiene orale dell’Università di Roma Sapienza
Secondo i pochi studi reperibili in letteratura la trasmissione è possibile, anche se non frequente, soprattutto in caso di contatti stretti e continui con l’animale. Così curare il cavo orale degli animali domestici diventa una misura di prevenzione per l’uomo
Nell’ambito del 23esimo congresso nazionale del Collegio dei docenti universitari di discipline odontostomatologiche, svoltosi a Roma dal 14 al 16 aprile e che quest’anno aveva come tematica l’appropriatezza in odontoiatria (Choosing Whisely), si è affrontato un inusuale quanto interessante argomento nel programma del terzo Simposio sul Master in tecnologie avanzate nelle scienze di igiene orale dell’Università Sapienza di Roma: la possibilità che si verifichi una trasmissione orizzontale di microrganismi patogeni parodontali tra cane e membri del nucleo familiare.
L’esigenza di studiare e approfondire una tale tematica nasce dall’osservazione, negli ultimi anni, della tendenza di un numero sempre crescente di famiglie a introdurre nel proprio nucleo familiare uno o più cani con cui si condividono gli ambienti domestici. Inoltre le malattie parodontali rappresentano la patologia più diffusa tra i cani, raggiungendo addirittura una prevalenza del 100% per le gengiviti e compresa tra il 50 e il 70% per le parodontiti (1).
La letteratura scientifica si compone di pochissimi e discordanti studi sulla possibilità di trasmissione di batteri parodontopatogeni tra cane e uomo. Sappiamo con certezza che il microbioma del cane, ancora poco conosciuto, differisce da quello umano sia quantitativamente che qualitativamente e per discrepanze fisiologiche quali ad esempio il pH (pH canino 8.5-8.65, pH umano 6.5-7).
Sappiamo come nuove specie o nuovi tipi clonali possano essere acquisiti in qualsiasi momento (2, 3), ma anche che i batteri possono adattarsi a nuove condizioni ambientali attraverso lo scambio di materiale genetico, ad esempio con altri microrganismi, acquisendo così un nuovo potenziale patogenetico.
Per quanto riguarda la possibile trasmissione di patogeni tra cane ed essere umano, dai pochi studi si evince che, sebbene i batteri del cavo orale non siano contagiosi, potrebbero avere un potenziale zoonotico ed essere trasmessi da un biofilm più maturo quale quello del cane con scarsa o assente igiene orale ad uno, in genere, meno maturo, quale quello dell’essere umano (4, 5).
È pertanto possibile, anche se non frequente, la trasmissione di patogeni e il rischio aumenta in determinate condizioni in cui intercorrono contatti stretti e frequenti con l’animale e in particolare di tipo oral to oral (6, 7).
Porphyromonas gulae ad esempio, patogeno parodontale associato a parodontite canina e che presenta diverse similitudini molecolari e antigeniche con P.gingivalis, patogeno, quest’ultimo, associato invece a parodontite umana, è stato riscontrato nel cavo orale dei rispettivi proprietari nello studio di Yamasaki e colleghi. In questo caso tra cane e umano c’erano contatti frequenti. Hamanda Nobushiro nel 2008 ha dimostrato, in vitro, la capacità di P. gulae di invadere le cellule dell’epitelio umano.
Al fine di ridurre il numero di patogeni e accidentali infezioni, sono fortemente raccomandati per gli animali domestici lo spazzolamento quotidiano e lo scaling periodico associato a un attento esame parodontale eseguito dall’odontostomatologo veterinario, figura professionale che si occupa appunto del cavo orale e di tutto il distretto maxillo-facciale.
L’igienista dentale, educando alla salute del cavo orale e mettendo in atto servizi preventivi, gioca un ruolo fondamentale, in termini di prevenzione di quello che potrebbe diventare un problema di salute pubblica, attraverso un approccio consapevole al paziente che possiede un animale domestico, motivandolo a una corretta igiene orale del proprio animale da compagnia, al fine di salvaguardare anche la propria salute orale e generale.
Giovanna Acito
Igienista dentale
Bibliografia
1. Harvey CE, Shofer FS, Laster L. Association of age and body weight with periodontal disease in North American dogs. J Vet Dent. 1994 Oct;11(3):94-105.
2. Socransky SS, Haffajee AD, Smith C, Dibart S. Relation of counts of microbial species to clinical status at the sampled site. J Clin Periodontol. 1991 Nov;18(10):766-75.
3. Socransky SS, Haffajee AD. The bacterial etiology of destructive periodontal disease: current concepts. J Periodontol. 1992 Apr;63(4 Suppl):322-31.
4. Preus HR, Olsen I. Possible transmittance of A. actinomycetemcomitans from a dog to a child with rapidly destructive periodontitis. J Periodontal Res. 1988 Jan;23(1):68-71.
5. Oh C, Lee K, Cheong Y, Lee SW, Park SY, Song CS, Choi IS, Lee JB. Comparison of the oral microbiomes of canines and their owners using next-generation sequencing. PLoS One. 2015 Jul 2;10(7):e0131468.
6. Yamasaki Y, Nomura R, Nakano K, Naka S, Matsumoto-Nakano M, Asai F, Ooshima T. Distribution of periodontopathic bacterial species in dogs and their owners. Arch Oral Biol. 2012 Sep;57(9):1183-8.
7. Hamada N, Takahashi Y, Watanabe K, Kumada H, Oishi Y, Umemoto T. Molecular and antigenic similarities of the fimbrial major components between Porphyromonas gulae and P. gingivalis. Vet Microbiol. 2008 Apr 1;128(1-2):108-17.