Una giovane paziente, F. P. di 29 anni in terapia oncologica, si presenta all’osservazione del clinico con una forte infiammazione attorno all’impianto in zona 1.2 (fig. 1). La paziente riferisce che l’impianto era stato inserito quattro anni prima dal proprio dentista che, in occasione di una visita di controllo, aveva riscontrato sondaggi patologici proponendo un trattamento chirurgico della perimplantite, diagnosticata sia clinicamente che radiograficamente. La paziente consulta il proprio medico oncologo, che esclude qualsiasi modalità chirurgica. Di conseguenza l’alternativa non chirurgica appare l’unica possibile. Il dentista però dichiara di avere esperienza limitatamente all’approccio chirurgico e declina qualsiasi ulteriore trattamento.
Il protocollo non chirurgico è comunque sempre il primo approccio terapeutico e una eventuale modalità chirurgica sarà programmata solo nel caso in cui, con tale approccio, i risultati ottenuti siano insoddisfacenti (1). Inoltre, quando il trattamento chirurgico è controindicato, o non accettato dal paziente, è di fondamentale importanza attuare una terapia non chirurgica (2), magari ricorrendo a strategie multiple allo scopo di migliorare la prognosi del caso.
Come dimostrano le immagini cliniche, si registrano sondaggi perimplantari patologici (6 mm sull’aspetto disto-vestibolare, fig. 1) e una perdita ossea che coinvolge circa due spire dell’impianto sull’aspetto disto-vestibolare e circa tre spire sull’aspetto mesio-vestibolare (fig. 2).
Oltre a una accurata strumentazione parodontale non chirurgica, meccanica e manuale, con curette in titanio e strumenti a ultrasuoni con inserti dedicati, associata a rigorose istruzioni di igiene orale domiciliare, il clinico ha utilizzato il laser a diodi e ha applicato antibiotico locale (doxiciclina 140mg/g in gel periodontale, Ligosan, Heraeus Kulzer, fig. 4).
La paziente è stata monitorata ogni tre mesi eseguendo strumentazione parodontale non chirurgica in occasione degli appunatmenti di richiamo. Dopo sei mesi è stata eseguita una radiografia periapicale che sembra documentare una lieve remineralizzazione (fig. 3). L’aspetto clinico è notevolmente migliorato: i parametri parodontali biometrici sono rientrati nella norma, in assenza di sanguinamento (fig. 5). La paziente è particolarmente soddisfatta del risultato anche estetico: la leggera recessione del margine gengivale in sede 1.2 ha reso più armonico il sorriso, uniformandolo al livello del margine gengivale in sede di 2.2 (fig. 6).
Bibliografia
1. Lindhe J, Meyle J; Group D of European Workshop on Periodontology. Peri-implant diseases: Consensus Report of the Sixth European Workshop on Periodontology. J Clin Periodontol. 2008 Sep;35(8 Suppl):282-5.
2. Parma-Benfenati S, Roncati M, Tinti C. Treatment of peri-implantitis: surgical therapeutic approaches based on peri-implantitis defects. Int J Periodontics Restorative Dent. 2013 Sep-Oct;33(5):627-33.
3. Roncati M. Terapia Parodontale non chirurgica: indicazioni, limiti e protocolli clinici con l’uso aggiuntivo del laser a diodo. Quintessenza ed., Milano, 2015.
4. Renvert S, Polyzois IN.Clinical approaches to treat peri-implant mucositis and peri-implantitis. Periodontol 2000. 2015 Jun;68(1):369-404.

Marisa Roncati
Docente al Master di protesi e implantoprotesi con tecnologie avanzate dell'Alma Mater Studiorum - Università di Bologna