Paziente di sesso femminile, età 27 anni, Asa I, non fumatrice, presenta all’esame obiettivo una perdita dell’integrità coronale del 1.5 dovuta a un esteso processo carioso che ha raggiunto la camera pulpare e interessa i tessuti della radice.
La radiografia endorale (fig. 1) conferma l’estensione della distruzione tissutale a livello coronale ed evidenzia la presenza di una radiotrasparenza al livello periapicale. Non sono presenti segni e sintomi indicativi di un processo infiammatorio acuto in atto. Il piano di trattamento viene formulato in base all’indicazione all’estrazione e alla richiesta della paziente di riabilitare lo spazio edentulo con una protesi fissa e prevede l’applicazione di un impianto post-estrattivo a carico immediato. L’unica variante rispetto al protocollo operativo tradizionale è rappresentata dall’utilizzo del dente del paziente per la realizzazione del restauro provvisorio.
Le varie fasi del protocollo operativo prevedono: avulsione atraumatica dell’elemento dentale (fig. 1), inserzione contestuale di impianto di diametro 4.0 e lunghezza 10 mm (Axiom, Anthogyr) (fig. 2), con posizionamento a una profondità di 3-4 mm e raggiungendo un torque di 40N che consente il carico immediato del restauro provvisorio.
La corona naturale del dente viene ricostruita nella sua parte mancante (fig. 3), dopo la rimozione del tessuto cariato, con resine composite, e la radice è sezionata a 2 mm dalla giunzione amelo-cementizia. Successivamente si crea un accesso occlusale e la corona è calata passivamente su di un abutment per provvisorio (avvitato all’impianto) e cementata ad esso attraverso resina composita liquida. Si procede quindi al ritocco occlusale fino a togliere i contatti in centrica e nei vari movimenti di protrusiva e lateralità.
La radiografia post-operatoria (fig. 4) mostra il corretto inserimento dell’impianto e l’immagine clinica (fig. 5) il corretto ricollocamento della corona dentale.
Al controllo radiografico a distanza di due mesi (fig. 4) si evidenzia come il design dell’impianto utilizzato, il tipo di trattamento della sua superficie (BCP-Biphasic Calcium Phosphate) e lo Switch Platform abbiano contribuito in maniera eclatante alla perfetta osteointegrazione dell’impianto. Il controllo clinico mostra la conservazione del profilo del tessuto molle e duro (fig. 5).
A distanza di tre mesi dall’inserimento dell’impianto viene realizzato il restauro definitivo con corona in zirconio-ceramica avvitata.
Nel follow-up a sei mesi le visualizzazioni prima e dopo l’intervento mostrano un sovrapponibile profilo dei tessuti.
I restauri provvisori posizionati su un impianto post-estrattivo aumentano la conservazione del profilo del tessuto molle e duro. L’utilizzo del dente naturale sul pilastro sembra particolarmente vantaggioso nel contrastare la recessione ossea e tessutale, poiché fornisce un profilo di emergenza simile alla condizione preesistente, non rendendo sempre necessario l’utilizzo di biomateriali.

Paolo Calamai
Libero professionista a Firenze, membro della GBR Academy e della International Team for Implantology
Caro collega, complimenti per l’ottima padronanza delle tecniche chirurgiche implantari ed anche per la genialità nella scelta del dente naturale come provvisorio.
Riguardo all’indicazione mi rimane qualche dubbio, viste le immagini, che l’elemento dentale fosse recuperabile con una semplice terapia endodontica a cui far seguire una corona.
Saluti e buon lavoro
Caro Paolo,
visto lo spirito di Dental Academy non posso che associarmi alla prima parte del collega Roberto Negro che scrive qui sopra.
Mentre sulla seconda parte, viste oggi le richieste di durata nel tempo, nutro anch’io qualche dubbio, ma sul suo recupero, anche se comprendo l’idea conservatrice di Roberto.
In ogni caso sincerissimi complimenti.
Buon lavoro. Aldo
Percepisco un’ottima manualità nell’esecuzione del caso clinico. L’unica riserva che ho è nel fatto di non aver tentato il recupero dell’elemento in funzione soprattutto dell’eta della paziente.
Magari un’estrusione ortodontica o anche semplicemente un reimpianto intenzionale (una volta estratta la radice sarebbe stato semplicissimo da gestire) avrebbero potuto consentire di posticipare l’impianto; data l’eta della paziente non è improbabile doverci rimettere mano.
La mia osservazione non vuole sminuire l’esecuzione tecnica impeccabile.
Caro Boschini,
non voglio rispondere al posto di Paolo autore del caso, ma lo spirito di Dental Academy è lo scambio di opinioni. Hai ragione le strade da tentare sono molte, e la tua osservazione sull’età è certamente analitica, mancano tuttavia le richieste della paziente nel dettaglio, specie considerando le condizioni della pseudocisti apicale e del residuo smalto-dentinale esiguo in un elemento oggettivamente compromesso.
Un caro saluto e come sempre buon lavoro. Aldo
ottimo caso, ottima manualità: complimenti collega.
Decisamente simpatica l’idea del dente del paziente come provvisorio.
da rx ottimo anche l’inserimento della fixture, peraltro di una casa a me molto cara e familiare.
indipendentemente dalla scelta personale della rimozione dell’elemento dentario , mi congratulo nuovamente